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Di Bella, la cura di mio padre funziona. E i giudici la impongono al paziente. Qual è la vostra opinione?

Oncologia Redazione DottNet | 26/02/2012 15:48

''Non conoscevo quest'ultima decisione di un giudice, ma rilevo che sono oltre duemila in Italia le sentenze che hanno condannato le Asl a erogare la terapia di mio padre''. E' il primo commento di Giuseppe Di Bella, medico otorinolaringoiatra e continuatore dell'attivita' del padre Luigi, morto a Modena nel 2003 alla soglia dei 91 anni, alla decisione del giudice barese che ha accolto il ricorso presentato da un malato di cancro che chiedeva di essere curato con il metodo Di Bella. Ecco la storia: il giudice della sezione Lavoro del Tribunale di Bari Maria Procoli ha accolto il ricorso presentato da un malato di cancro che chiedeva di essere curato con il metodo Di Bella, ideato dall'omonimo medico tra il 1997 e il 1998.

Il giudice ha ordinato alla Asl di Bari la erogazione immediata e gratuita del trattamento, che la maggior parte della sanità italiana non riconosce come efficace. La Asl dovrebbe ora trovare un medico disposto a somministrare al paziente la terapia alternativa a base di somatostatina. Il direttore generale della Asl, Domenico Colasanto, ha firmato intanto il mandato ai legali dell'Azienda sanitaria locale per opporsi alla decisione del giudice. ''Il metodo (MdB) ormai e' ufficiale e si trova nelle banche dati scientifiche mondiali'', spiega, citando in particolare Medline, un database bibliografico di scienze della vita e discipline biomediche, ''che pubblica una relazione su 553 casi presentata nel 2010 ad un congresso internazionale a Singapore''. Giuseppe Di Bella cita anche un altro studio, ''presentato lo scorso anno ad un congresso mondiale di oncologia in Cina'', che riferisce dei ''primi 122 casi di tumore alla mammella guariti senza operazione, chemio o radio grazie al Metodo Di Bella''. Citando dati del National Cancer Institute, il figlio del ricercatore afferma che quando questo tipo di tumore e' al quarto stadio la possibilita' di sopravvivenza viene ritenuta non superiore al 19%, mentre ''con il MdB al quarto stadio sopravvive ormai il 50% delle donne''.

Per promuovere il Metodo Di Bella viene utilizzato un sito internet (www.metododibella.org), mentre sostenitori e pazienti si scambiano informazioni su una pagina Facebook ('MdB dal cancro si puo' guarire') che ha quasi 7.800 membri. Sul sito dell'MdB - alla domanda 'A chi rivolgersi per effettuare la terapia?' - si spiega che ''medici che conoscono perfettamente il metodo e hanno collaborato ad iniziative scientifiche atte a diffonderlo, come pubblicazioni, conferenze, congressi, non sono molti anche perche' spesso oggetto d'intimidazioni e ostracismo''. E i costi della terapia? ''Usando la somatostatina biologica a 14 amminoacidi del costo di 18 euro circa a fiala, e considerando tutti i componenti del metodo, l'MdB ha un costo che oscilla fra 620 e 800 euro al mese.
Se si usano analoghi della somatostatina come l' 'octreotide depot' (a lento rilascio) il costo e' sensibilmente incrementato perche' una singola fiala d' octreotide, che copre un mese, ha un costo di 1.700 euro circa''. Con la decisione del giudice della sezione Lavoro del Tribunale di Bari di accogliere il ricorso presentato da un malato di cancro che chiedeva di essere curato con il metodo Di Bella, ''si tornano ad avallare il facile sensazionalismo e le false speranze da parte dei pazienti''. E' l'opinione del segretario nazionale dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Carmine Pintu, il quale sottolinea come ai pazienti debbano essere garantite esclusivamente cure ''riconosciute valide scientificamente''. ''Dobbiamo garantire ai malati - afferma Pintu - cure per le quali c'e' una dimostrazione scientifica di efficacia, e non cure potenzialmente tossiche''. Sul metodo Di Bella contro il cancro, sottolinea l'esperto, ''sono state svolte sperimentazioni che hanno dimostrato in modo chiaro l' inefficacia della cura in questione: il metodo Di Bella non si e' cioe' dimostrato 'attivo' contro la patologia; inoltre - rileva - si pose anche la questione etica del sottrarre pazienti a cure che si sono invece dimostrate efficaci scientificamente''. Altro aspetto e' poi quello economico: ''Si sottraggono risorse autorizzando un metodo non efficace, in un momento - afferma Pintu - in cui non possiamo sicuramente permettercelo''. Insomma, ''per noi oncologi - conclude Pintu - questo e' un capitolo chiuso. Il messaggio che lanciamo e' che non bisogna assolutamente riaccendere false speranze nei pazienti''.

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