Il Prof. Silvio Buscemi risponde sul possibile inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), tema tornato di attualità con l’emendamento Pella attualmente in discussione parlamentare. Sebbene l’obesità sia già stata riconosciuta come malattia dal Parlamento italiano e inserita nel Piano Nazionale della Cronicità, manca ancora una reale traduzione operativa che consenta l’accesso equo e garantito ai trattamenti. Il professore sottolinea la necessità di superare lo stigma sociale che banalizza l’obesità come mera conseguenza di scelte individuali, rimarcando invece la sua natura multifattoriale e cronica. L’accesso a cure farmacologiche efficaci non rappresenta solo un diritto per il paziente, ma anche un’opportunità di riduzione dei costi sanitari a lungo termine, grazie alla prevenzione di patologie correlate come diabete, malattie cardiovascolari e alcune forme tumorali. Un altro punto centrale è la carenza formativa. Ancora oggi molti medici si laureano senza una preparazione specifica sull’obesità. È necessario ripensare i percorsi educativi e potenziare la formazione continua, promuovendo un approccio multidisciplinare che coinvolga medici di base, specialisti e altri professionisti sanitari. Il percorso è avviato, ma richiede un impegno culturale e sistemico. L’obesità, conclude Buscemi, deve essere considerata una patologia a tutti gli effetti, con pari dignità e accesso alle cure rispetto alle altre malattie croniche.