Il diritto alla salute dei pazienti deve essere strettamente associato alla sicurezza degli operatori, che va tutelata". Lo afferma la Fimeuc (Federazione italiana medicina emergenza urgenza Catastrofi) in relazione all'aggressione subita il 6 ottobre scorso da un medico di emergenza dell'ospedale San Filippo Neri da parte di un tossicodipendente. "E' tempo di avviare una stretta collaborazione fra Aziende Sanitarie, Regioni e Ministero della Salute per il migliorare la sicurezza degli operatori, soprattutto nei servizi critici come quelli di emergenza pre-ospedaliera e ospedaliera - spiega in una la Fimeiuc - per questo e' fondamentale che in ogni Azienda Sanitaria si costituisca un gruppo di lavoro che elabori un programma di prevenzione della violenza la cui finalità principale e' una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, fisica o verbale".
Il caso del San Filippo è solo l’ultimo in ordine di tempo, episodi che il più delle volte non vengono neanche a galla. Secondo le stime dell'Ordine dei medici di Roma, infatti, almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. L'aggressione a un medico del pronto soccorso dell'ospedale San Filippo Neri di Roma è solo l'ultimo dei casi di violenze fisiche a danno dei camici bianchi. Il medico aggredito ieri sera da un tossicodipendente, è infatti in 'buona compagnia'. Gli episodi di violenze ai danni dei medici sono pressoché quotidiani. Alcuni finiscono sui giornali.
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