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Fimeuc: occorre maggiore tutela per i medici dei pronto soccorso. Aumentano i casi di aggressione

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/10/2011 17:28

Il diritto alla salute dei pazienti deve essere strettamente associato alla sicurezza degli operatori, che va tutelata". Lo afferma la Fimeuc (Federazione italiana medicina emergenza urgenza Catastrofi) in relazione all'aggressione subita il 6 ottobre scorso da un medico di emergenza dell'ospedale San Filippo Neri da parte di un tossicodipendente. "E' tempo di avviare una stretta collaborazione fra Aziende Sanitarie, Regioni e Ministero della Salute per il migliorare la sicurezza degli operatori, soprattutto nei servizi critici come quelli di emergenza pre-ospedaliera e ospedaliera - spiega in una la Fimeiuc - per questo e' fondamentale che in ogni Azienda Sanitaria si costituisca un gruppo di lavoro che elabori un programma di prevenzione della violenza la cui finalità principale e' una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, fisica o verbale".

Il caso del San Filippo è solo l’ultimo in ordine di tempo, episodi che il più delle volte non vengono neanche a galla. Secondo le stime dell'Ordine dei medici di Roma, infatti, almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. L'aggressione a un medico del pronto soccorso dell'ospedale San Filippo Neri di Roma è solo l'ultimo dei casi di violenze fisiche a danno dei camici bianchi. Il medico aggredito ieri sera da un tossicodipendente, è infatti in 'buona compagnia'. Gli episodi di violenze ai danni dei medici sono pressoché quotidiani. Alcuni finiscono sui giornali.

Uno è relativamente 'fresco': tre mesi fa, sempre al pronto soccorso del San Filippo Neri, un camice bianco è stato aggredito a colpi di gomitate, calci e pugni, dopo aver dato notizia della morte di una bimba di 10 anni alla mamma e al patrigno della piccola. Eppure in quel caso responsabilità da parte dei medici non furono riscontrate: la piccola era infatti giunta in ospedale priva di coscienza e in arresto cardiorespiratorio. Tra i più gravi ed eclatanti, c'è poi il caso del medico dell'ospedale Papardo di Messina, aggredito a fine agosto 2010 dal marito di una donna che aveva partorito qualche giorno prima.
A finire sui giornali anche una vicenda del dicembre scorso dove lo sfortunato protagonista, un medico del San Filippo Neri di Roma - ancora lo stesso ospedale - ha rimediato una frattura al naso a seguito di un'aggressione. Ma sono solo alcuni esempi. In realtà ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i sanitari. Tante ma non quantificabili, perché quasi mai seguite da una denuncia. "Il clima è ormai esasperato - ha denunciato più volte il presidente dell'Ordine capitolino, Mario Falconi - le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, soprattutto nei Dea e contro le guardie mediche. Non abbiamo ancora un numero preciso, proprio perché molti di questi episodi non hanno un seguito giudiziario. Ormai è uno stillicidio quotidiano di violenze contro i medici, soprattutto se donne, ovunque essi operino".

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