Un turno di notte ogni tre giorni per mandare avanti il pronto soccorso e assicurare ai cittadini il servizio di emergenza anche nei mesi estivi. E' la vita dei medici che lavorano nei reparti di medicina d'urgenza, che a luglio e agosto si ritrovano a dover 'coprire' la carenza di personale e i colleghi andati in ferie con vere e proprie 'maratone' in ospedale, comprese le massacranti nottate. "E' evidente che in tutti i pronto soccorso italiani, ma in particolare in quelli delle Regioni più in difficoltà a causa dei piano di rientro - dice Massimo Magnanti, medico e segretario del Sindacato professionisti emergenza sanitaria (Spes) - il carico di lavoro e' enorme: si fanno sei, sette turni di notte al mese, a volte di seguito, con tutto quello che comporta. Senza nulla togliere agli altri professionisti, una notte in pronto soccorso non è come una notte in un reparto di Riabilitazione. E poi la mattina, quando si 'stacca', ci sono i figli da gestire e le commissioni da fare".
Insomma, ci si riposa davvero poco. "Chi fa questo lavoro sa che è fatto così - prosegue - ma le carenze di organico hanno il loro effetto negativo soprattutto nel periodo estivo: per 'coprire' i turni dei medici che vanno in vacanza" quelli che rimangono al lavoro fanno i salti mortali. E aumenta il rischio di distrazioni, stanchezza ed errori: "il pericolo esiste sempre, ma se un medico viene anche messo nelle condizioni fisiche di sbagliare, l'errore è più probabile". Le città d'arte, svuotate dei loro abitanti ma prese d'assalto dai turisti, "mantengono un carico di lavoro imponente anche d'estate", evidenzia Vittorio De Feo, presidente della Società italiana di medicina d'emergenza-urgenza (Simeu) per la Campania.
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