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Neurofisiologia, il potere del cervello al congresso di Roma

Neurologia Redazione DottNet | 20/06/2011 14:35

Controllare con il pensiero tecnologie e strumenti come computer o lavatrice. Esplorare il cervello in modo non invasivo per vedere se e dove funziona male o se un farmaco stia o meno facendo effetto. O, ancora, curare malattie neurologiche e favorire la neuro-riabilitazione attraverso onde elettromagnetiche, collegare reti neurali a reti informatiche, usare i robot come supporto per recuperare un deficit motorio o cognitivo. Di questi e altri 'interventi' sul cervello umano parleranno neuroscienziati dalle più importanti università europee, statunitensi e nipponiche, che si riuniranno a Roma, da martedì 21 giugno a sabato, presso la Facoltù di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica, per il XIV Congresso della Società Europea di Neurofisiologia Clinica.

 Un incontro organizzato da Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia presso l'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, e da Vincenzo Di Lazzaro, associato nell'Istituto di Neurologia della Cattolica. Sono previsti oltre 500 contributi scientifici, con tantissime novità sulle tecniche di esplorazione del cervello umano, sui meccanismi neuronali coinvolti nell'apprendimento o nel recupero dopo una lesione, sull'attività cerebrale - soprattutto su come le aree si connettono e disconnettono tra di loro - nella malattia di Alzheimer, ma anche sugli effetti delle emissioni elettromagnetiche prodotte dai telefoni cellulari sul cervello. Sessioni specifiche saranno dedicate alla neurorobotica e all'interfaccia uomo-macchina (dispositivi di collegamento cervello-computer) per comandare "col pensiero" sistemi di comunicazione o dispositivi elettronici. Verranno inoltre discusse interessanti prospettive terapeutiche basate sulla neuromodulazione, sull'utilizzo, cioè, di campi magnetici/elettrici del tutto innocui per stimolare il cervello e modularne il funzionamento, magari limitatamente ad alcune regioni neurali specifiche, al fine di incrementarne il potenziale di recupero in diverse malattie neuropsichiatriche.

Si discuteranno le più moderne tecniche di diagnosi e di cura di malattie come il Parkinson, l'epilessia, le distrofie muscolari, le neuropatie. "Il congresso - spiega Di Lazzaro - farà il punto sullo stato dell'arte delle nuove tecnologie non invasive oggi a disposizione (neuroimaging e strumenti di stimolazione non invasiva) per studiare la funzionalità neurale e potenzialmente anche per la cura di varie patologie neurologiche o la riabilitazione post-ictus", e magari, in futuro, come alternativa ai farmaci. Tra le tecniche piu' promettenti a livello clinico, anticipa Di Lazzaro, c'è sicuramente la stimolazione invasiva con elettrodi cerebrali profondi (conosciuta come deep brain stimulation) che è ormai correntemente utilizzata in pazienti selezionati per alleviare i sintomi della malattia di Parkinson in fase avanzata.
"Invece le tecniche più promettenti per il futuro, specie in considerazione della scarsa invasività - spiega il neurologo della Cattolica - sono la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTms) e la stimolazione a corrente continua (Tdcs)". La Tms (Stimolazione magnetica transcranica), che consiste nell'esporre a un campo elettromagnetico la corteccia cerebrale, posizionando sullo scalpo lo strumento in modo del tutto indolore e non invasivo, è una tecnica già molto usata in campo sperimentale, ed è promettente contro la depressione, come documentato in trial clinici randomizzati e controllati. "Per quanto riguarda la depressione - spiega Rossini, presidente del Congresso - sembra che questa metodica stia uscendo dalla fase sperimentale visto che alcuni Paesi come Israele e Canada la rimborsano come prestazione di routine". "Esistono, inoltre - aggiunge Di Lazzaro - studi preliminari che suggeriscono una potenziale efficacia della Tms sul recupero motorio dopo ictus cerebrale, sul dolore cronico, nella malattia di Parkinson e in altri disturbi del movimento, nell'emicrania, nell'epilessia, nella Sla. Va precisato comunque che sono studi preliminari e l'efficacia rimane ancora da confermare". Poi c'è la stimolazione in corrente continua o Tdcs, in grado di modulare l'attività dei neuroni cerebrali in maniera simile alla rTms. "Le possibili applicazioni della Tdcs sono sostanzialmente analoghe a quelle dalla rTms, ma esistono ancora pochi studi a riguardo e il campo è aperto a ulteriori ricerche ed eventuali conferme", spiega Di Lazzaro. La stimolazione magnetica transcranica è ormai riconosciuta come una tecnica di esplorazione funzionale del sistema nervoso ampiamente diffusa da oltre 30 anni in molti laboratori di ricerca di tutto il mondo, che fornisce informazioni preziose sul funzionamento cerebrale, sulla capacità di alcuni circuiti cerebrali di riorganizzarsi durante l'apprendimento, lo sviluppo o in riposta a danni da diverse patologie.

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