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Malasanità, oltre 300mila casi in Italia: come ridurre il rischio senza la medicina difensiva

Sanità pubblica Redazione DottNet | 02/03/2011 13:35

L’incidenza del rischio clinico, il ricorso medico alla medicina difensiva e i contenziosi giudiziari nei casi di malasanità: sono alcuni tra i temi trattati nel convegno “Rischio clinico, call for good pratice” tenutosi nella sede dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Napoli e provincia. All’incontro erano presenti medici di aziende sanitarie pubbliche e private, sindacati del settore ed esperti di diritto. “Con l’obiettivo - ha spiegato all’inizio del convegno il presidente dell’Ordine, Gabriele Peperoni - di dettare ai medici una buona pratica per tutelare la salute del paziente senza ricorrere alla medicina difensiva”.

Si è quindi discusso di malpractice, cioè dei casi di malasanità: un fenomeno di 320mila casi di errori sanitari  registrati in Italia su 8 milioni di ricoveri annui e con percentuale di decessi che oscilla sui 35mila casi. Dati snocciolati durante il convegno dal Bruno Zamparelli, presidente dell’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere (ANMDO) sezione Campania. Il costo sul bilancio sanitario - dal punto di vista assicurativo - oscilla tra l’1% e il 2%. “Il rischio clinico - ha spiegato il dirigente regionale - cioè la combinazione tra la probabilità di un evento e le sue conseguenze, va gestito con un adeguato approccio medico-scientifico per trovare le cause e quindi i rimedi”.

In base ai dati del Tribunale del malato, secondo Zamparelli, il luogo in cui è più frequente l’errore medico è la sala operatoria (32%). A seguire il reparto e l’ambulatorio (entrambi al 28%) e il pronto soccorso (22%). L’errore è più concreto nei casi ortopedici (17,9%). L’oncologia - specie per le diagnosi tardive della patologia neoplastica - si attesta al 13,4%.
“Per combattere l’errore medico è necessaria una migliore definizione dei ruoli nelle strutture ospedaliere” - ha affermato Rosario Lanzetta, ex direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento. Per il responsabile del Dipartimento di Medicina pubblica dell’Università degli studi di Napoli Federico II, Claudio Buccelli, i medici, per scongiurare la malpractice, si cautelano con la medicina difensiva, prescrivendo al paziente più indagini cliniche del necessario. “Una tendenza - ha sottolineato Buccelli - che appesantisce dell’11,8% il bilancio della sanità italiana. E che porta le compagnie assicurative a restringere le garanzie per la tutela medica”. “Il 47% degli episodi di malasanità avviene per diagnosi errata, solo il 23% per cause terapeutiche - ha aggiunto Buccelli - ma ciò che è strano è il rapporto tra contenzioso civile e penale. Solo nel 20% dei casi il medico chiamato in giudizio è giudicato responsabile penalmente, mentre in sede civile è colpevole nel 75% dei casi”. 

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