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Test antidroga anche per medici e infermieri: il provvedimento è al vaglio della conferenza stato regioni

Sanità pubblica Silvio Campione | 18/02/2011 10:15

Dopo piloti di aereo, conducenti di mezzi pubblici, macchinisti e tassisti, ora tocca a medici, infermieri e ostetriche: anche queste categorie saranno presto sottoposte per legge a controlli periodici per verificare se assumono droga. Perché si vuole prevenire che, come nel caso del ginecologo napoletano, possano intervenire sui pazienti mentre sono sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Il provvedimento, ha spiegato  il capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga Giovanni Serpelloni, è in dirittura d'arrivo: presto sarà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni per un'intesa.

 E si sta valutando di inserire nell'elenco anche gli insegnanti. Interessati, ha precisato Serpelloni, saranno medici e personale sanitario che sono a diretto contatto con i pazienti, quindi non gli amministrativi o alcune tipologie come i medici legali. In pratica, ha spiegato il capo del Dipartimento antidroga che fa capo alla Presidenza del Consiglio, si vuole uniformare l'attuale elenco delle categorie lavorative considerate "a rischio" che devono effettuare periodici controlli sul consumo di alcol con l'elenco delle categorie che già ora - piloti di aerei, autisti di mezzi pubblici, lavoratori edili che lavorano a una certa altezza - vengono sottoposte a periodici controlli antidroga. "Ci sarà probabilmente - aggiunge Serpelloni - una differenziazione tra alcune categorie, considerate maggiormente a rischio, i cui lavoratori dovranno essere sottoposti tutti, periodicamente, a controlli antidroga e altre dove invece si sceglierà di intervenire con i test solo per una parte, tipo un 50% di lavoratori. Questo anche per motivi di copertura finanziaria". Gli insegnanti potrebbero rientrare in quest'ultima tipologia di controlli. Il provvedimento, un "atto di intesa", è alla "limatura" finale, dopodiché‚ passerà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Soddisfatto il sottosegretario con delega alla lotta alle tossicodipendenze Carlo Giovanardi: "Stiamo progressivamente estendendo questi controlli, che sono partiti per camionisti, autisti e piloti, anche ad altre categorie a rischio come i medici, che saranno i prossimi". "Il problema - spiega - è di intervenire prima che la mamma disperata faccia appello per televisione perché‚ la figlia è morta di ecstasy o il figlio è stato travolto da un'auto guidata da un conducente ubriaco o fatto di droga o entrambi. O, ancora, prima che un paziente sia curato da un medico che perde il controllo perché‚ fatto di cocaina". "Insomma - conclude Giovanardi - sono tutte misure prese per salvaguardare la sicurezza e la salute dei cittadini. Chi fa professioni che mettono a rischio la sicurezza e vuole assumere sostanze cambia mestiere". Vi aspettate proteste dai medici? "Penso di no: come non protestano militari, tranvieri, piloti, non vedo perché‚ dovrebbero protestare i sanitari".

E le prime "Non c'è nessun problema". Medici chirurghi, anestesisti e infermieri sono già pronti ai test anti-droga che presto potrebbero essere introdotti anche per medici, infermieri e ostetriche. In coro ne sottolineano l'utilità per la tutela dei pazienti, e spiegano di non avere nulla da temere. "Non vedo nulla di strano perché i chirurghi si sottopongano ai test - spiega il professor Rocco Bellantone, segretario della Società italiana di chirurgia - perché è giusto e doveroso salvaguardare i pazienti. Mi auguro che nello stesso tempo venga data più attenzione a quelle categorie di operatori sanitari che svolgono lavori usuranti e stressanti per i carichi di lavoro. Fino ad ora devo dire che questo aspetto è stato trascurato'. "Non abbiamo nulla da temere", afferma Vincenzo Carpino, presidente dell'Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori). "Ben vengano i test. Chi non si droga - aggiunge - non ha nessun timore". Il presidente dell'Aaroi-Emac sottolinea che "sicuramente ci sono medici che si drogano, ma sono pochissimi, e comunque non in misura maggiore rispetto a categorie come avvocati e politici. I test, anzi, ci saranno utili per scoprire chi effettivamente fa uso di stupefacenti". Anche da parte degli infermieri "non c'è nessun problema, siamo più che pronti e disponibili - afferma Annalisa Silvestro, presidente dei collegi degli infermieri (Ipasvi) - a sottoporci al test antidroga e fare tutto ciò che è utile ad aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario". Secondo Silvestro, "è giusto per chi fa professioni delicate come quelle sanitarie aderire a una modalità che dia ancora più garanzie di rigorosità e attenzione verso i pazienti. L'importante è muoversi in modo equilibrato e non sparare 'nel mucchio', ricordare che le nostre professionalità hanno un profondo spirito etico e deontologico".  reazioni sono in questa direzione: infermieri e anestesisti si dicono "pronti" a sottoporsi ai test.

 

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