Il ministro dell'Innovazione Renato Brunetta è deluso per l'accoglienza raccolta sino ad ora dal suo lavoro a favore della modernizzazione del Paese. Lo ha 'confessato' ieri nel corso del suo intervento a Venezia dedicato agli 'innovatori'. “E' una battaglia che comunque vincerò” ha aggiunto il ministro. 'Un errore da evitare - ha spiegato Brunetta - è pensare che l'innovazione vada avanti da sola. Sbagliato: produce ridistribuzione di reddito e di potere ma ha tanti nemici. Ne so qualcosa io che avevo pensato che innovare la Pubblica amministrazione producesse plausi. Invece il risultato è l'opposto: ho ottenuto reazioni tossiche, balzane e stravaganti'. Brunetta ha pescato a piene mani nel cesto degli esempi che gli passano davanti quotidianamente: dalla scuola (“è tutta in Rete, ma più di qualche banale dato amministrativo non si trova”) alla sanità (“quella del centro nord è un grande esempio di federalismo di successo, ma non c'è verso che i medici utilizzino fascicoli sanitari o certificati on line: i sindacati fanno le barricate”); dalla giustizia (“a quando i documenti elettronici?”) alle categorie professionali.
“Per me è uno choc - ha ammesso Brunetta - tutto dipende dalla cultura della società civile che non ha fatto dell'innovazione uno strumento di crescita. Non servono soldi per utilizzarla, serve consapevolezza culturale”. I numeri sembrano dare, almeno questa volta, ragione al ministro. I due aspetti più pubblicizzati della riforma, certificati medici online e Mettiamoci la faccia, si sono rivelati in effetti due fallimenti di epocale memoria. Vediamo i dati cominciando dai certificati online, spina nel fianco del ministro Brunetta (e dei medici coinvolti): “Un risparmio di 500 milioni l’anno”, disse il ministro all’indomani della presentazione della piattaforma: “niente più carta, quando siamo malati il nostro medico invia il documento all’Inps via web”.
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