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Il miglior ospedale italiano è il Santa Chiara di Trento

Sanità pubblica Silvio Campione | 07/09/2009 21:44

Il Santa Chiara di Trento è il primo ospedale pubblico italiano a superare per la seconda volta l'esame della Joint Commission International (Jci), autorevole organizzazione mondiale che opera per elevare il livello delle strutture ospedaliere e sanitarie quanto a cure efficaci e sicure, della più elevata qualità possibile.

 L'ospedale, dopo un primo accreditamento nel 2005, ha infatti nuovamente superato i controlli. Si colloca così tra i dieci ospedali e strutture accreditate in Italia, ma è l'unico ospedale pubblico ad aver ottenuto il bollino blu per la seconda volta, insieme all'Istituto europeo di oncologia di Milano anch'esso al secondo riaccreditamento. Tra gli altri istituti nella lista figurano il Gaslini di Genova, il Bambin Gesù di Roma e l'azienda ospedaliera universitaria di Trieste. Si tratta di un elenco che comprende circa 110 strutture in tutta Europa e 340 nel mondo, esclusi gli Stati Uniti, con sistema a parte. ''Il riaccreditamento - ha spiegato oggi a Trento Carlo Ramponi, responsabile della Jci per l'Europa - è oggettivamente più difficile del primo accreditamento, perchè alziamo significativamente l'asticella degli standard''. ''Riottenere il risultato - ha confermato il direttore generale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, Franco Debiasi - è un fatto di grande prestigio ed è stata una sfida impegnativa, che proseguirà, con evidenti benefici per i cittadini, nell'usufruire di migliori servizi'', aspetto sottolineato anche dall'assessore competente, Ugo Rossi. ''Ha richiesto grande impegno - ha riferito il direttore dell'ospedale, Enrico Baldantoni - da parte di tutto il personale, che ha interessato vari ambiti, dal trattamento delle cartelle cliniche al come andare in sala operatoria''.

Orgoglio per il buon lavoro fatto a parte, dal punto di vista degli utenti l'accreditamento in questione ha un'utilità pratica per gli utenti, soprattutto quando sono all'estero e non hanno una conoscenza delle strutture di cui si trovano a servirsi. ''Le assicurazioni internazionali - ha sottolineato infatti Ramponi - consigliano agli assistiti di considerare l'accreditamento come parametro di scelta e, in presenza di accreditamento, ci indicano in cima ai preferiti, in quanto agenzia storicamente più consolidata''. In pratica, significa avere la garanzia di scegliere, ''dimensioni a parte, un ospedale con standard di sicurezza sempre paragonabili ai migliori al mondo'', fatto salvo che le dimensioni, come ovvio, determinano la presenza o meno di certe opportunità di terapia, altamente specialistiche o complesse, per macchinari o personale. Decidere di accreditarsi significa investire tempo e denaro. Quanto, dell'uno e dell'altro, ''dipende dal livello a cui l'ospedale si trova - ha riferito Ramponi - sia a livello di procedure scritte che di metodologie applicate. Parlo di carrelli per emergenze con lucchetto o di tende per visite per garantire la privacy, non certo di acquisto di una nuova Tac, che sarebbe altro, cioè variare l'offerta dell'ospedale di per sè''.
Un altro esempio di adeguamento agli standard? ''Prendiamo la chirurgia cosiddetta 'di lato', cioè quella che riguarda magari occhi o braccia, che hanno un destro e un sinistro - ha spiegato il direttore del Santa Chiara -. La procedura punta all'eliminazione di errori d'identità o su destro e sinistro. Prevede doppi controlli, al di là di numeri di stanza o di riconoscimento visuale, con tanto di braccialetto con codice a barre e verifiche a vari livelli, compreso un time out finale, quando il chirurgo ha in mano il bisturi''. Vediamo adesso la situazione nel resto del mondo: l'elenco internazionale delle circa 340 strutture accreditate per gli alti standard di qualità dalla Joint Commission International vede l'ospedale Santa Chiara di Trento in compagnia di cinque strutture in Germania, tra cui la Drk Kliniken di Berlino, quattro strutture in Austria, altre sette in Danimarca, tra cui quattro ospedali di Copenhagen, città che utilizza proprio tale accreditamento per presentarsi come il primo network scandinavo in materia. E in effetti si tratta di ospedali tutti già al traguardo del secondo accreditamento. L'elenco comprende anche il noto ospedale Bumrungrad in Thailandia, con primo accreditamento nel 2002 e ora al terzo lasciapassare della Jci, così come l'Albert Einstein di San Paolo, in Brasile, accreditato per la prima volta nel 1999. L'elenco non comprende ospedali degli Usa ''perche' hanno un metodo di accreditamento diverso'', ha spiegato Carlo Ramponi, responsabile della Jci per l'Europa. Tipici degli Usa sono anche i controlli a sorpresa ''che anche noi intendiamo introdurre - ha aggiunto Ramponi - entro due anni. Ora invece puntiamo a far raggiungere l'obiettivo, poi verifichiamo''. A Trento ad esempio quattro esperti hanno controllato per una settimana tutto, dal modo di effettuare le pulizie ai risultati degli interventi chirurgici. Assenti dall'elenco della Jci sono anche la Francia e la Gran Bretagna. ''La Francia - ha sottolineato Ramponi - ha un proprio sistema centralistico di accreditamento sia per il pubblico che per il privato e non usa enti esterni, con controlli reciproci tra i professionisti che lavorano nelle differenti strutture. L'autorità che li programma ci ha chiesto una consulenza in merito, dunque possiamo dire che il metodo di valutazione non e' uguale, ma certamente simile''. Diverso è per il sistema britannico, ''basato sull'autovalutazione e il confronto delle diverse autovalutazioni - ha aggiunto Ramponi - difficilmente paragonabile per linee generali al sistema internazionale''.

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