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Un italiano over-60 su 5 è fragile e oltre un milione di anziani sono affetti da fragilità severa

Sanità pubblica Redazione DottNet | 19/07/2022 18:47

I più colpiti sono gli anziani con basso reddito e chi vive al Sud

Più di 1 over-60 su 5 in Italia, pari a quasi 4 milioni di persone, presenta una fragilità di grado moderato o severo (oltre un milione quelli con forme più gravi) che li rendono vulnerabili e per i quali necessita un monitoraggio e un'assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. I più colpiti sono coloro con basso reddito e chi vive al Sud, anche se non mancano le eccezioni. Ma i servizi di Assistenza domiciliare integrata (Adi) e le RSA non sono proporzionati al numero di fragili in 3 Regioni su 4.

A realizzare la prima mappa della fragilità, basata su 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali in un campione di 440mila over-60 rappresentativi della popolazione italiana, riferito al 2019, è Italia Longeva che ha presentato i dati dell'indagine al ministero della Salute nel corso della settima edizione della due giorni sugli 'Stati Generali dell'assistenza a lungo termine - Long-Term Care SEVEN'.

Il Covid, è stato sottolineato "con l'alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell'invecchiamento caratterizzata da un'aumentata vulnerabilità ad eventi acuti e che si associa ad una mortalità fino a 5 volte più elevata". In particolare, secondo il report, il 6,5% della popolazione over-60 (circa 1.200.000 persone) è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese, con in testa le regioni del Sud e Isole (8,2%), rispetto a quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%).

La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%), seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione di anziani con fragilità grave, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%). Altro fronte emerso durante l'analisi è quello del rischio fortemente correlato alla multimorbidità, con 13 milioni di over-60 (3 su 4) che, stando all'indagine, sono affetti da cinque o più malattie croniche.

“L’ambulatorio del medico di medicina generale rappresenta per i cittadini la porta di ingresso al sistema sanitario nazionale. Il MMG è colui che conosce la storia clinica del paziente meglio di chiunque altro: informazioni sanitarie essenziali, aggiornate e di elevata qualità per una corretta stratificazione della popolazione come previsto dal DM 77 - spiega Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg). Negli ultimi, anni la Simg ha investito le sue energie proprio in questa direzione, con la validazione dell’indice di fragilità utilizzato nello studio presentato oggi e che rappresenta uno strumento di pregio per la profilazione dei cittadini fragili”.

Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, l’indagine di Italia Longeva ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (RSA) e i servizi di assistenza domiciliare (ADI). Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo lungo la penisola: solo 5 regioni su 20 - Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia – offrono servizi di ADI o RSA proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione.

D’altra parte, i dati del Ministero della Salute sull’offerta di assistenza domiciliare (ADI) e residenziale (RSA), censiti da Italia Longeva all’interno dell’Indagine, mostrano una situazione pressoché invariata rispetto all’anno precedente, sia per numero di assistiti che per giornate di presa in carico. Nel 2021, solo il 2,3% dei quasi 14 milioni di over-65 residenti in Italia ha beneficiato di cure residenziali e poco più del 2,9% del totale (400.000 anziani) ha ricevuto assistenza domiciliare, in molti casi limitata a prestazioni episodiche, a basso livello di intensità assistenziale e con estrema variabilità regionale.

“Il Pnrr è, per il Servizio sanitario nazionale, l’occasione per modernizzare la rete dell’assistenza territoriale ma è indispensabile una cabina di regia che ‘governi’ la fragilità. Non basta potenziare i servizi di ADI, è necessario collegarli con l’ospedale e con le nuove strutture previste dal Pnrr, facendo sì che l’anziano venga preso in carico nel posto migliore a seconda del grado di complessità dei suoi bisogni”, conclude il presidente di Italia Longeva.

È un’Italia frammentata, incapace di erogare i medesimi servizi, la stessa assistenza ai propri cittadini ovunque essi si trovino. I dati del X Report Crea sulle Performance Regionali parlano chiaro: in alcune zone dell’Italia si offre un’assistenza quantomeno sufficientemente adeguata, in altre no. "Questo è l’ennesima conferma del fallimento del SSN" commenta il Segretario Nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano. "Oltre 100 esperti – prosegue il sindacalista -  hanno valutato sei parametri: appropriatezza, economico-finanziario, equità di accesso, esiti, innovazione e sociale. Il quadro che ne emerge è sconfortante. Al Nord e in alcune regioni del Centro le performance, anche se distanti da quelle ottimali, riescono a garantire risultati quanto meno sufficienti. Scendendo verso il sud il divario di servizi erogati e di soddisfazione degli assistiti crolla. È confermata quindi l’enorme difficoltà in cui versa la sanità nazionale e l’incapacità di trovare soluzioni che eliminino le differenze geografiche nella qualità delle cure fornite. I cittadini, questo emerge, chiedono che il potenziamento della medicina territoriale, sbandierato ai quattro eventi, da slogan diventi realtà. Serve investire e programmare in particolare al sud, per poter eliminare le costanti carenze di organici assumendo un consistente numero di operatori sanitari. Bisogna accelerare l’ammodernamento edilizio e tecnologico delle strutture esistenti. E anche vigilare con il massimo rigore sugli sprechi, bloccando le esternalizzazioni e colpendo il malaffare. A distanza di anni ci dispiace constatare che non cambia mai nulla e siamo sempre di fronte agli stessi problemi per il SSN" conclude Giuliano

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