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L'insonnia e i suoi effetti sulla salute mentale

Neurologia Redazione DottNet | 31/05/2022 12:07

Lo confermano due studi sulla valutazione che gli effetti clinici della CBT hanno avuto sullo stato psicofisico della popolazione

L'insonnia è la forma più comune di interruzione del sonno, che può presentarsi come difficoltà nell’addormentamento o nella fase iniziale o nella fase intermedia, o in entrambi i casi. Queste interruzioni causano poi problemi durante il giorno. È ben nota l'associazione tra insonnia ed esperienze psicotiche nella popolazione generale.[1]

Tale associazione è ancora più marcata quando i disturbi del sonno si verificano nei pazienti con deliri o allucinazioni, per questa tipologia di soggetti l’insonnia andrebbe affrontata come un problema clinico a sé stante.[2] Le linee guida raccomandano l'uso della terapia cognitivo comportamentale (CBT), come trattamento di prima linea per l'insonnia.[1]

A rafforzare queste raccomandazioni vi sono due studi sulla valutazione che gli effetti clinici della CBT hanno avuto sullo stato psicofisico della popolazione.   Il primo è uno studio pilota prospettico, randomizzato, condotto in cieco. Uno studio qualitativo più che quantitativo, considerando il numero esiguo di soggetti inclusi.[2] 

Lo studio prevedeva: 

  • due ipotesi di outcome primari rispetto al trattamento con le sole cure standard:  

  1. la CBT per l'insonnia, aggiunta alle cure standard, avrebbe migliorato il sonno nei pazienti con psicosi;

  2. la CBT per l'insonnia, aggiunta alle cure standard avrebbe ridotto i deliri e le allucinazioni. due ipotesi secondarie: 

  3. i miglioramenti del sonno e la riduzione dei sintomi psicotici per almeno 3 mesi;

  4. riduzione della sensazione di affaticamento e incremento del benessere generale del paziente.[2] 

Tra il 14 dicembre 2012 e il 22 maggio 2013 e tra il 7 novembre 2013 e il 26 agosto 2014, sono stati arruolati 50 pazienti (età compresa tra 18 e 65 anni con persistenti deliri o allucinazioni angoscianti nel contesto dell'insonnia e una diagnosi che rientrava nello spettro della schizofrenia). La coorte è stata equamente divisa in due gruppi e i pazienti sono stati assegnati in modo casuale all’uno o all’altro. Il primo gruppo (n=24) ha ricevuto la CBT più cure standard, il secondo (n=26) solo cure standard e le valutazioni sono state effettuate alle settimane 0, 12 (post-trattamento) e 24 (follow-up).[2]

Tutti i 50 pazienti hanno completato la valutazione di base e il 96% ha fornito i dati di follow-up per le misure primarie di efficacia.

I risultati hanno mostrato che rispetto alla sola cura standard, la CBT ha avuto un beneficio terapeutico sull'insonnia a 12 settimane e tali benefici erano ancora evidenti al follow-up di 24 settimane.[2]

Inoltre rispetto alla sola cura standard, i pazienti hanno riportato anche una riduzione dell'affaticamento alla settimana 12 e un miglioramento della qualità della vita e del benessere psicologico alla settimana 24.[2] 

Per approfondire clicca qui 

I risultati mostrano che la CBT per l'insonnia potrebbe essere altamente efficace per migliorare il sonno nei pazienti con deliri o allucinazioni persistenti. È ora necessario uno studio di fase 3 più ampio e adeguatamente potenziato, per fornire una stima precisa degli effetti della CBT sia sul sonno che sulle esperienze psicotiche.[2]  Tali evidenze sono state confermate dallo studio OASIS, pubblicato sul Lancet Psychiatry nel 2017, in cui è stato valutato l’effetto del miglioramento del sonno sulla salute mentale, grazie all’intervento della CBT in una vasta popolazione studentesca. È stato selezionato un pool di 3.755 studenti universitari facilmente raggiungibili e in un'età in cui possono emergere disturbi di salute mentale. Per testare migliaia di individui, è stato condotto uno studio online, utilizzando la CBT digitale per il trattamento dell'insonnia. [1]

Tra il 5 marzo 2015 e il 17 febbraio 2016, i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi di studio: il gruppo di trattamento (n=1891) ha ricevuto la CBT digitale per insonnia e il gruppo controllo (n=1864) invece ha ricevuto la pratica abituale (che probabilmente significherebbe ricevere poco o nessun trattamento). [1]

Le valutazioni online si sono svolte in vari step: al basale 0, 3°, 10° (termine della terapia) e 22° settimana. Gli outcome primari si sono basati sulla valutazione dei livelli di insonnia, paranoia e allucinazioni. [1]

L’analisi dei dati ha fatto emergere che il gruppo di trattamento ha riscontrato un importante miglioramento nel disturbo dell'insonnia, confermato dalla valutazione ISI.  Altrettanti progressi sono stati registrati nelle fasi di depressione, di ansia e di paranoia. Inoltre è stata rilevata anche una riduzione dei sintomi prodromici e degli incubi, dunque un miglioramento dell’intero benessere psicologico. Degno di nota: i benefici, apportati dal trattamento con CBT digitale, si sono mantenuti nel tempo. [1]

Lo studio OASIS è uno dei più grandi studi randomizzati controllati su un intervento psicologico per un problema di salute mentale e i risultati ottenuti, data l’ampiezza del lavoro, possono essere applicati alla più ampia popolazione adulta. [1]

Per approfondire clicca qui 

L'insonnia potrebbe non essere la principale causa di esperienze psicotiche, ma non è certamente un aspetto secondario. Pertanto, i risultati riportati potrebbero far leva sull’individuazione di un percorso promettente nel trattamento precoce di alcuni problemi psicotici.

Concludendo, intervenire sui disturbi del sonno è fondamentale per la salute mentale, pertanto è necessario che venga offerto come servizio per la salute pubblica, soprattutto per le persone particolarmente riluttanti a cercare aiuto. [1] 

 Referenze

  1. Freeman D. et al The effects of improving sleep on mental health (OASIS): a randomised controlled trial with mediation analysis. Lancet Psychiatry 2017; 4: 749–58

  2. Freeman D. et al. Efficacy of cognitive behavioural therapy for sleep improvement in patients with persistent delusions and hallucinations (BEST): a prospective, assessor-blind, randomised controlled pilot trial. Lancet Psychiatry 2015; 2: 975–83

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