Poco meno della metà (46,6%) ammette di non avere idea di come si sia originata, e poco più di un intervistato su 4 (25,7%) ritiene che ci sia dietro una 'longa manus'
Sulle origini della pandemia covid un quarto degli italiani è 'complottista'. Nel senso che non credono sia stata una casualità, ma sono anzi convinti che dietro ci sia la mano di qualcuno. E' uno dei dati che emerge nel Rapporto Italia 2022 di Eurispes. L'istituto di ricerca ha voluto sondare le diverse posizioni della popolazione tricolore sulla pandemia. Risultato: poco meno della metà (46,6%) ammette di non avere idea di come si sia originata, e poco più di un intervistato su 4 (25,7%), appunto, ritiene che ci sia dietro una 'longa manus'. Infine, il 22,9% ha le idee più chiare: è stato solo una casualità. Un più contenuto 4,8% è invece totalmente negazionista e afferma, al di là di ogni evidenza, che non esiste nessuna vera pandemia. Indagando all'interno di quella fetta di popolazione che ritiene non un caso quello che è successo in questi ultimi 2 anni, emergono varie posizioni: il 42,1% di loro ritiene che il virus sia stato creato in laboratorio e poi sfuggito dal controllo, il 25,7% pensa invece che sia stato creato in laboratorio e diffuso di proposito nel mondo.
Per un 15,4% ci si sarebbe accorti troppo tardi dell'esistenza del virus e non si è stati capaci di fermarlo, per l'11,3% il virus è un normale virus influenzale, ma è stato usato per altri scopi.
Oltre metà italiani boccia gestione pandemia
Il 55,8% degli italiani non approva la strategia della gestione italiana della pandemia, contro il 44,1% di giudizi positivi, si legge ancora nel Rapporto. Bocciati anche i media. I cittadini, si legge nella sintesi del report, danno un giudizio negativo anche sulla qualità dell'informazione italiana sulla pandemia: il 68,5% è critico, a fronte di un 31,5% soddisfatto. Invece solo il 17,6% ha visto diminuire la propria fede nella scienza. La netta maggioranza dei cittadini ha avvertito, dall'inizio della pandemia, limitazioni della propria libertà personale: oltre un terzo (35,6%) afferma di essersi sentito limitato sia per la situazione sanitaria sia per le scelte governative, il 29% per i rischi legati al Covid-19, il 19,1% solo a causa delle scelte del Governo. Soltanto il 16,3% degli italiani non ha mai avvertito questo disagio. Agli intervistati è stato poi chiesto se, in caso di necessità, sarebbero disposti ad un'ulteriore limitazione della propria libertà individuale: il 38% si dice disposto, se necessario (il 29,5% abbastanza, l'8,5% molto), ma un più cospicuo 62% manifesta un atteggiamento di chiusura (il 39,3% è poco disposto, il 22,7% per niente). C'è un prima e un dopo, in mezzo un evento che ha sconvolto la vita. Si evince anche dal fatto che la pandemia ha inciso pure sul modo di essere delle persone: la maggioranza dei cittadini, secondo il sondaggio, afferma di essersi sentita di umore più instabile (58,4%), più demotivata (57,3%), più ansiosa (53,3%) dall'inizio della pandemia. Il 42,9% riferisce di essersi sentito più depresso.
A 33% cittadini rimandato intervento chirurgico
Il 44% degli italiani afferma di aver evitato di far visite di controllo nel corso dell’ultimo anno per non frequentare luoghi a rischio di contagio Covid ed il 42,4% ha incontrato difficoltà per essere visitato dal medico di base. Un terzo dei cittadini (33,3%) si è visto rimandare un intervento chirurgico o una terapia per indisponibilità delle strutture sanitarie, una quota di poco inferiore (31,8%) ha incontrato difficoltà a trovare assistenza sanitaria dopo aver contratto il Covid, il 28,5% quando ha avuto un problema di salute ha rinunciato a visite e/o esami per timore di contagiarsi nelle strutture sanitarie. Quanti hanno visto rimandare un intervento chirurgico e/o una terapia per indisponibilità delle strutture sanitarie sono più numerosi della media al Sud (42,5%), meno al Centro (22,8%).
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