A seconda di quanto è forte l'illusione, il cervello abbandona il braccio reale, con un decremento di attività della corteccia motoria
Uno tra i sintomi più comuni quando si viene colpiti da una patologia del sistema nervoso, come ad esempio l'ictus, è la perdita della capacità di controllare gli arti. Il recupero di questa funzione è uno tra gli obiettivi ricorrenti dei percorsi di neuroriabilitazione. Ma cosa accade al cervello in persone a contatto con un braccio virtuale posizionato in modo realistico al punto da creare il cosiddetto embodiment, ossia l'illusione di possedere e controllare quell'arto? A seconda di quanto è forte l'illusione, il cervello abbandona il braccio reale, con un decremento di attività della corteccia motoria.
Attraverso l'uso combinato di Realtà Virtuale immersiva e Stimolazione Magnetica Transcranica, i ricercatori hanno indagato le reazioni del cervello quando viene 'incorporato' un braccio virtuale, con l'obiettivo di perfezionare lo sviluppo di protocolli di neuroriabilitazione e ausili o protesi esterne. Tramite queste tecniche è stato possibile indagare l'attività della corteccia motoria, situata nel lobo frontale e deputata al movimento del braccio che il soggetto osservava virtualmente.
"L'esperimento ha mostrato come pochi secondi prima che il soggetto iniziasse a percepire il braccio virtuale come appartenente al proprio corpo - spiega il ricercatore Elias Casula - l'attività della corteccia motoria diminuiva sensibilmente, come se il corpo stesse 'abbandonando' il braccio reale per 'incorporare' il braccio virtuale. Nello stesso tempo è stato trovato che le aree posteriori, dette parietali e responsabili della rappresentazione mentale dello schema corporeo, erano maggiormente attive e comunicanti con le aree deputate al movimento" ."Questo fenomeno - conclude Casula - ci consente di capire quali caratteristiche deve avere un arto esterno per essere più facilmente 'incorporabile': un'informazione essenziale nello sviluppo di protesi e nella neuroriabilitazione".
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Gli esperti sono comunque cauti: "Sicuramente non tutti i malati potranno beneficiare di questo trattamento"
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