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Berlusconi, la Sanità italiana deve cambiare

Sanità pubblica Redazione DottNet | 20/05/2009 14:27

All'Italia serve una riforma sanitaria: lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, inaugurando a San Donato il nuovo Policlinico che ha definito ''un modello da seguire''. ''Abbiamo - ha aggiunto il premier - situazioni di eccellenza come questa di San Donato, ma ci sono situazioni di disastro in molte regioni soprattutto del sud''.

Berlusconi ha quindi spiegato che per una riforma sanitaria è necessario far cadere ''la discriminante ideologica tra pubblico e privato. Il servizio sanitario è sempre pubblico anche se e' garantito da una struttura privata''. Il premier, che ha anche annunciato la nomina di Ferruccio Fazio a Ministro della Sanità, ha quindi indicato tre punti essenziali per la riforma: ''la libertà di ogni cittadino nella scelta del medico, quella di andare a farsi curare dove vuole e il pagamento a prestazione''. Berlusconi ha quindi sottolineato che la sanità, in un momento di crisi, ''è vantaggiosa anche per gli imprenditori''.

Le parole di Berlusconi sono state criticate da Livia Turco, ex ministro della sanità e capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. ''Un altro disastro - ha commentato - si annuncia: cancellare la sanità pubblica e il sistema sanitario italiano considerato tra i migliori del mondo. E' chiaro che il premier non sta dalla parte della salute dei cittadini, ma da quella delle aziende che vogliono fare profitto sulla salute''. Secondo Turco i problemi della sanità si risolvono ''promuovendo l'efficienza, il merito, la professionalità e la medicina territoriale''.
L'esponente del Pd ha anche criticato Berlusconi perchè ''quando parla di inefficienza, non dovrebbe fare riferimento soltanto al Sud dove ci sono anche esempi di eccellenza''. Si dice ''non convinto dal modello Berlusconi'' Carlo Lusenti, segretario del sindacato medico Anaao Assomed che rappresenta i medici del Servizio sanitario. ''Condividiamo il principio secondo cui la sanità è un servizio pubblico - ha aggiunto - che deve essere garantito a tutti, ma siamo perplessi sulle forme di privato che possono entrare nel pubblico''. In particolare Lusenti si è detto a favore di ''regole chiare che pur consentendo l'ingresso di risorse private nel sistema pubblico, pongano fine a forme di pessima privatizzazione, che nel recente passato sono state anche delittuose. Questo consentirebbe di abbattere qualsiasi forma di pregiudizio, superando la vecchia regola per cui in sanità si privatizzano gli utili e si trasferiscono le perdite sul pubblico''.

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