Cartabellotta: è inaccettabile l'assenza di dibattito politico e civile sul tema
Il regionalismo differenziato "minaccia i nostri diritti costituzionali, soprattutto la tutela della salute". Questo il parere della Fondazione Gimbe (che promuove la formazione in ambito sanitario) sul percorso di acquisizione di maggiori autonomie portato avanti da alcune regioni. "Considerato che sono in gioco i diritti civili - sottolinea il presidente, Nino Cartabellotta -, è inaccettabile per un Paese democratico l'assenza di un dibattito politico e civile sul tema". Il prossimo 15 febbraio i rappresentanti di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ricorda Gimbe, incontreranno il premier Conte per riprendere la discussione sul regionalismo differenziato, mentre nel frattempo altre 7 Regioni (Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria) hanno conferito ai Presidenti il mandato di avviare il negoziato.
Un percorso, per Cartabellotta, non senza rischi. La cartina al tornasole è rappresentata dalla sanità, dove già oggi "il diritto costituzionale alla tutela della salute è condizionato da 21 sistemi sanitari che generano diseguaglianze sia nell'offerta di servizi sia negli esiti di salute". In questo contesto, prosegue, le autonomie differenziate non potranno che "amplificare le diseguaglianze di un servizio sanitario oggi universalistico ed equo solo sulla carta". In altre parole, "senza un potenziamento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, il regionalismo differenziato finirà per legittimare normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio di uguaglianza dei cittadini". Davanti a questo "potenziale attentato allo Stato sociale, un'insolita congiunzione astrale ha allineato tutte le forze politiche, senza alimentare alcun dibattito sui rischi". Per questo la Fondazione Gimbe invita tutti a partecipare, attraverso il proprio sito web, alla consultazione pubblica per far luce sulle potenziali conseguenze del percorso.
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