Canali Minisiti ECM

Cannabis, nuova terapia per le patologie neurologiche

Neurologia Redazione DottNet | 13/04/2009 18:58

Nuove capacità terapeutiche della cannabis e sui suoi meccanismi d'azione sono state scoperte grazie a uno studio italiano firmato dall'Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, in collaborazione con l'Università di Teramo, e pubblicato sul 'Journal of Neuroscience'.

Ricercatori e medici discutono sul possibile uso della cannabis e dei suoi derivati, hashish e marijuana, in patologie neurologiche come sclerosi multipla, traumi cranici e del midollo spinale, ma non erano ancora chiari i meccanismi neuroprotettivi. Lo studio ha fatto distinzione fra gli effetti psicotropi della cannabis dall'azione neuroprotettiva che può svolgere grazie ad uno specifico recettore presente sui neuroni: il recettore cannabico di tipo 1. In caso di danno cerebrale i neuroni sono però in grado di esprimere anche un secondo recettore, non presente in condizioni normali: il recettore cannabico di tipo 2. Stimolando questo secondo recettore si induce un aumento della sopravvivenza neuronale. Le nuove informazioni scientifiche, infatti, ''aiuteranno a individuare farmaci che siano in grado di stimolare l'azione neuroprotettiva, evitando contemporaneamente gli effetti psicotropi e dannosi della cannabis'', affermano i ricercatori.

''Si aprono così - si spiega in una nota della Fondazione - interessanti prospettive per il trattamento di patologie come l'ictus e la sclerosi multipla, con approcci farmacologici capaci di bloccare anche i processi degenerativi secondari a eventi traumatici del cervello e del midollo spinale''. Il lavoro è stato svolto presso la Fondazione Santa Lucia, coordinato da Marco Molinari e Mauro Maccarrone del Dipartimento di scienze biomediche comparate dell'Università di Teramo. Hanno partecipato Maria Teresa Viscomi, Sergio Oddi, Laura Latini, Nicoletta Pasquariello e Fulvio Florenzano.

Commenti

I Correlati

Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata

Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori

Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione

All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti

Ti potrebbero interessare

Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata

Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori

Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione

All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti

Ultime News

Più letti