Da Chat Yourself un supporto per chi affronta le prime fasi della malattia
Arriva una 'memoria di riserva' a portata di smartphone che, all'occorrenza, aiuta a ricordare nomi, volti, scadenze. Un'intelligenza artificiale che diventa cioè amica fino a fornire indicazioni, rispondendo ad una richiesta di aiuto, su quale strada prendere per ritornare a casa. Per i malati di Alzheimer allo stato iniziale è questo l'aiuto concreto che arriverà da Chat Yourself, l'assistente virtuale disponibile su Facebook e in grado di memorizzare tutte le informazioni relative alla vita di una persona, restituendole su richiesta dell'utente insieme pure a notifiche personalizzate come quelle, ad esempio, per ricordare di prendere i medicinali
. Il sistema - nato da un'idea di Y&R con il supporto di Nextopera e di Facebook e perfezionato grazie ad un team di geriatri, neurologi e psicologi - è stato presentato oggi al ministero della Salute.
In attesa di "cure efficaci, ricordando come siano varie le multinazionali che hanno abbandonato questo ambito di Ricerca per gli alti costi e dopo i fallimenti delle ultime sperimentazioni, una strada percorribile nelle prime fasi dopo la diagnosi - afferma Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, la Rete nazionale di ricerca sull'invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute - è proprio quella di sfruttare le risorse della tecnologia per contenere il danno provocato dalla malattia, affiancando all'impegno delle famiglie un aiuto concreto a ricordare". Infatti, sottolinea la presidente di AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) Patrizia Spadin, "la famiglia ha bisogno di essere appoggiata ed i social possono essere degli straordinari alleati perché consentono di vivere la malattia in una dimensione collettiva e partecipata".
Quanto alle prospettive future, la ricerca potrà fare la differenza: "Evidenze scientifiche ci dicono che l'attacco ai neuroni inizia almeno 15-20 anni prima della comparsa dei tipici disturbi della memoria - spiega Paolo Maria Rossini, Direttore Area Neuroscienze, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS-Università Cattolica di Roma - e il limite dei trattamenti sin qui tentati è stato proprio quello di essere somministrati in presenza di una sintomatologia già conclamata. Per questo, gli sforzi della ricerca sono sempre più tesi a individuare le caratteristiche precocissime e spesso visibili solo con l'ausilio di esami strumentali, così da intervenire il prima possibile con trattamenti specifici e supporti tecnologici".
Da qui il progetto Interceptor, appena avviato con il finanziamento dell'Agenzia italiana del farmaco e del ministero: "In Italia ci sono 735mila soggetti con fattori di rischio per la demenza e la metà svilupperà l'Alzheimer. I soggetti a rischio saranno seguiti per 3 anni in 20 centri e l'obiettivo - spiega Rossini - è capire, con la misurazione di sette biomarcatori, come evolve la demenza e anche inserire i soggetti in sperimentazioni cliniche mirate".
La fase Rem carente riduce il volume di un'area del cervello
Marseglia: “Rilevare la minaccia della patologia (ancora senza sintomi) è l’unica via per evitare inaspettate e gravi crisi di chetoacidosi e frenarne l'evoluzione”
I Disturbi dello spettro autistico colpiscono circa l’1% della popolazione mondiale
Ancora poco conosciuta, la sindrome neurodegenerativa che ha colpito il famoso attore di Hollywood Bruce Willis sarà protagonista di una giornata mondiale di sensibilizzazione
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti