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Autismo, verso la diagnosi precoce con un test del sangue

Neurologia Redazione DottNet | 10/07/2017 13:50

Nel plasma dei bimbi malati coesistono due proteine in concentrazioni alterate

Verso la possibilità di fare la diagnosi precoce dell'autismo con un semplice prelievo di sangue: infatti una ricerca pubblicata sul Journal of Neuroinflammation mostra che misurando la concentrazione di due specifiche proteine nel sangue del bambino si potrebbe predire la malattia con un'accuratezza dell'82%.    La ricerca è stata condotta in Texas presso la Southwestern University e coordinata da Dwight German, che spiega: oggi sempre più studi vanno nella direzione di diagnosticare l'autismo prima ancora che compaiano i sintomi (la cui comparsa in genere avviene intorno ai 4 anni) utilizzando dei parametri biologici piuttosto che comportamentali come si fa attualmente.    Solo di recente un importante studio ha evidenziato differenze già a un anno nel cervello di bambini destinati ad ammalarsi di disturbo dello spettro autistico.

  In questa ricerca si è puntato a identificare differenze nella composizione del sangue. Le concentrazioni plasmatiche di 110 proteine sono state confrontate in prelievi di sangue di 30 bambini sani e altrettanti con autismo.

Sono state selezionate 11 proteine di interesse, per le quali si presentavano differenza tra soggetti sani e col disturbo. Due di queste, l'ormone stimolante la tiroide (TSH) e l'interleuchina 8 (già in precedenti studi collegate alla malattia) sono risultate particolarmente indicative e quindi testate su un campione indipendente di bambini. È risultato che TSH è molto ridotto nei soggetti autistici e che l'interleuchina 8 è a concentrazioni più elevate rispetto ai soggetti sani.    Secondo i ricercatori si può partire da qui per sviluppare un test del sangue per la diagnosi precoce, magari da eseguire in parallelo ad altri test precoci attualmente in via di sviluppo.    La diagnosi precoce potrebbe permettere la messa in atto di interventi precoci, che si ritengono potenzialmente più risolutivi; inoltre scoprire alterazioni nella concentrazione di certe molecole potrebbe anche orientare lo sviluppo di farmaci per contrastare la malattia.

fonte: ansa

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