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Infermieri, 6 mln d'italiani pagano ogni anno prestazioni in nero

Sanità pubblica Redazione DottNet | 11/05/2017 19:52

Oltre 24 milioni gli italiani che hanno fatto ricorso a conoscenti e badanti

Dai prelievi di sangue alle iniezioni, dalla misurazione della pressione, alle medicazioni e all'assistenza notturna. E' boom della spesa privata delle famiglie italiane per infermieri a domicilio, pari a ben 6,2 miliardi nel solo 2016. Ma se, anche per effetto dei tagli alla sanità pubblica, il numero di pazienti che fa ricorso privatamente a un infermiere arriva a toccare quota 12,6 milioni, cresce anche il numero di chi paga 'in nero': a farlo sono oltre 6 milioni di cittadini, praticamente la metà. E aumenta anche il numero di quelli che, per risparmiare, si affidano a conoscenti o badanti: almeno una volta in un anno lo hanno fatto 24 milioni di persone.

E' quanto emerge da una ricerca Censis condotta per la Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi e presentata a Roma, alla vigilia della Giornata Internazionale dell'Infermiere che si celebra il 12 maggio.

Invecchiamento e aumento delle malattie croniche fanno esplodere la domanda di prestazioni infermieristiche. Ma le difficoltà nel reperire infermieri quando se ne ha bisogno e il costo delle prestazioni spingono a ricorrere all'abusivismo, a personale non specializzato o a pagare in nero: 6,3 milioni di italiani hanno acquistato prestazioni senza fattura, in toto o in parte. La spesa privata al nero complessivamente vale 1,4 miliardi, di cui 455 milioni al Nord, 150 milioni al Centro e 820 al Sud-isole.

E ancora, per risparmiare, ben 24,2 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una prestazione da una persona che non è infermiere, con il rischio di incorrere in guai per la salute. Protagonisti, spesso in buona fede, sono figure diversificate che si improvvisano 'infermieri': nel 2016 il 31% dei cittadini ha ricevuto almeno una prestazione da parente o conoscente, il 16% da Oss e il 14% da una badante. "Bisogna intervenire - sottolinea Mario Schiavon, presidente Enpapi, l'ente previdenziale infermieristico - per evitare danni dovuti all'improvvisazione, all'abusivismo e alla concorrenza sleale. Ma anche alla frustrazione di chi lavora per cooperative che speculano in particolare sui giovani".

Il quadro, per Barbara Mangiacavalli, presidente Federazione Ipasvi, "mostra la necessità, da un lato, di investire sulle politiche del lavoro, ovvero sblocco del turn over, stabilizzazione dei precari e assunzioni. Dall'altro la necessità di rivedere le politiche occupazionali: no a lavoro interinale e a somministrazione, sì ad associazioni di professionisti e a rivedere l'incompatibilità del lavoro pubblico dipendente con quello privato". Questo, conclude, "è il modo per trovare un equilibrio tra domanda e offerta che sia rispettoso del cittadino, della professioni e delle norme".

fonte: censis

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