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Sindrome Linfoproliferativa Autoimmune (ALPS)

Ematologia Redazione DottNet | 12/11/2015 17:13

La Sindrome Linfoproliferativa Autoimmune è una malattia rara genetica che colpisce sia bambini che adulti.

È stata descritta per la prima volta da Canale e Smith, ed è una malattia associata a un difetto genetico dell’apoptosi che porta a una disgregazione dei linfociti. L'ALPS è un disordine che si sviluppa precocemente nell'infanzia, non è un tumore e non è contagioso. I problemi legati a questa patologia possono aversi in qualsiasi età, ma sono peggiori nella giovinezza e sembrano migliorare quando il bambino diventa adulto.

Il termine apoptosi indica un processo di morte cellulare programmata che in condizioni normali svolge il ruolo essenziale di garantire il mantenimento dell’omeostasi cellulare e dei meccanismi della tolleranza immunologica.

Quando vi è in corso un’infezione i linfociti (globuli bianchi) hanno il compito di debellare il virus e di inviare, una volta sconfitto il virus, un segnale al sistema immunitario per informarlo che il loro compito è stato svolto e che non sono più utili. A questo punto è normale per la maggior parte di queste cellule si disintegrino in un processo chiamato appunto apoptosi.

In un soggetto affetto da ALPS l'apoptosi non funziona come dovrebbe e questo comporta un eccesso di linfociti T e B nei linfonodi, nel fegato e nella milza. Qualche volta le cellule B invece di costruire anticorpi specifici per un germe, sintetizzano anticorpi contro le piastrine, i globuli rossi e altre cellule e questo è causa di malattie autoimmuni. Gli anticorpi aderiscono alle piastrine e ai globuli rossi, i quali vengono sequestrati dalla milza che deve lavorare di più per eliminare le cellule adese. Questo è il motivo per cui la milza diventa così grande.

È stato finora identificato un unico gene coinvolto, il gene FAS, codificante per una proteina coinvolta nel processo di apoptosi. La malattia si trasmette in maniera autosomica dominante a penetranza incompleta. Si manifesta cioè in individui che abbiano ereditato anche una sola copia del gene mutato da uno solo dei genitori, ma non sempre la presenza di questa copia mutata causa la comparsa dei sintomi.

I più comuni problemi nell'ALPS includono ingrossamento dei linfonodi (linfadenopatia) e ingrandimento della milza (splenomegalia). Si manifestano frequentemente anche bassa concentrazione di emoglobina nel sangue (anemia emolitica), una bassa conta di globuli bianchi (neutropenia autoimmune) che crea un aumentato rischio di infezione batterica, e quantità di piastrine (o trombociti) circolanti inferiore a 150.000/mm3 (trombocitopenia autoimmune), che causa sanguinamento nasale e soffusioni emorragiche e aumenta il rischio di emorragie.
Possono aversi petecchie cutanee. Meno spesso si hanno altre problematiche autoimmuni che possono colpire ogni organo: cute, fegato, rene, nervi.

E’ stato osservato che i pazienti con mutazioni nella linea germinale del dominio intracellulare della proteina Fas (la più frequente singola causa genetica di sindrome linfoproliferativa autoimmune) presentano un significativo aumento del rischio di sviluppare linfoma di Hodgkin o linfoma non-Hodgkin.

I maggiori determinanti di morbilità e di mortalità nella sindrome linfoproliferativa autoimmune sono stati: gravità della malattia autoimmune, milza iperproduttiva (ipersplenismo), sepsi correlata all’inefficienza della milza o alla sua asportazione (asplenia) ed il rischio di linfoma.

Non è stata ancora trovata una terapia adeguata per l’ALPS, solitamente le persone affette da questa patologia vengono sottoposti all’asportazione chirurgica della milza (splenectomia) e assumono dei farmaci immunosoppressori e steroidi.

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