Le tecniche endoscopiche hanno rivoluzionato la storia della chirurgia.
L’occhio del chirurgo, grazie all’endoscopio, guarda nel campo operatorio migliorando il controllo visivo con un ingrandimento d una forte luminosità ravvicinata, permettendo così di raggiungere le regioni anatomiche d’interesse attraverso piccole incisioni riducendo l’aggressività chirurgica. Ne abbiamo parlato con Umberto Godano, direttore del reparto di Neurochirurgia dell'Ospedale San Carlo di Potenza
La Neuroendoscopia trans-cranica ha avuto, negli ultimi venti anni, un notevole sviluppo diventando una tecnica basilare nel bagaglio del neurochirurgo e determinando un cambio radicale nel trattamento di molte patologie neurochirurgiche, in particolare per l’idrocefalo.
Professor Godano quali interventi sono eseguibili in neuroendoscopia?
“La neuroendoscopia nasce per il trattamento dell’Idrocefalo, l’aumento cioè della quantità di liquor cerebro-spinale nelle cavità dei ventricoli cerebrali, che determina una ipertensione endocranica e necessita di essere drenato. Anche le lesioni endoventricolari (prevalentemente cistiche di tipo malformativo, flogistico, neoplastico) e le cisti intracraniche si possono operare endoscopicamente: le cavità ventricolari, specie se dilatate, e le lesioni cistiche rappresentano infatti l’ambiente anatomico più adeguato alla operatività endoscopica, che necessita di spazi pre o neo formati nei quali introdurre gli strumenti per le manovre chirurgiche. L’idrocefalo e le cisti liquorali sono trattate con azioni di fenestrazione- comunicazione fra spazi liquorali che portano al drenaggio dell’accumulo patologico di liquor. In alcuni tipi di neoplasie solide endoventricolari si può effettuare una procedura endoscopica di biopsia e/o citoriduzione ed, in casi selezionati di piccole lesioni avascolari, come le cisti colloidi, di asportazione neoplastica.
Dal punto di vista tecnico in tutti questi casi la procedura endoscopia si realizza con strumenti inseriti nel canale operativo dell’endoscopio (pinze, forbici, elettrodo coagulatore, palloncino per dilatazione) che permettono l’esecuzione di singole manovre di: perforazione/fenestrazione per comunicazione fra spazi liquorali; prelievi bioptici e/o citoriduzione neoplastica; controllo piccoli sanguinamenti con lavaggio,compressione e coagulazione. Un altra possibilità tecnica di applicazione dell’endoscopia in neurochirurgia è costituita dall’utilizzo degli endoscopi solo come sistema di visione, effettuando quindi le manovre operative con strumenti dedicati inseriti in corridoi chirurgici a fianco dell’endoscopio. Questo tipo di tecnica ha avuto un grande sviluppo nella chirurgia tran-naso-sfenoidale e, negli approcci trans-cranici ha due tipi di finalità: l’assistenza endoscopica agli interventi microchirurgici e l’esecuzione di manovre chirurgiche in visione endoscopica (video-neurochirurgia o endo-neurochirurgia).Le indicazioni principali sono le cisti aracnoidee superficiali,i conflitti neuro-vascolari ed i tumori del basicranio e della regione parasellare.
Quali sono i limiti e le potenzialità?
“Il limite può importante della neuroendoscopia è una operatività limitata in campi ristretti per cui il controllo del sanguinamento è spesso difficile: la tecnica deve essere quindi riservata a condizioni patologiche a basso rischio emorragico.Il chirurgo deve essere comunque sempre pronto (e preparare di conseguenza il paziente) a convertire l’intervento, in caso di necessità, in un normale approccio microchirurgico.
Il maggiore vantaggio è aver permesso approcci mini-invasivi ed aver ridotto molto l’uso di sistemi di derivazione liquorale costituiti da valvole e cateteri in silicone spesso causa di complicanze (malfunzionamenti e infezioni) a distanza”.
Cos’ è cambiato negli ultimi anni nella neuroendoscopia?
“Le evoluzioni tecniche e tecnologiche sono state continue, consentendo un allargamento delle indicazioni ed un miglioramento della sicurezza operativa. Ciò ha riguardato sia i sistemi ottici che la strumentazione. E’ stato possibile utilizzare l’endoscopio con le tecniche di neuro navigazione controllando così la traiettoria di introduzione edell’area anatomica-bersaglio da raggiungere.
E’ stata realizzata la combinazione della visione endoscopica con quella del microscopio operatorio, permettendo di esplorare con gli endoscopi punti non direttamente evidenziabili alla visione microscopica (angoli bui). Questi ultimi possono essere visualizzati grazie all’uso di endoscopi angolati con riduzione della trazione e/o manipolazione sulle strutture nervose e conseguente ottimizzazione delle procedure neurochirurgiche, soprattutto in aree profonde,che possono inoltre essere realizzate con approcci mini-invasivi tipo “key-hole”.E’ in corso di iniziale utilizzo l’aspiratore ad ultrasuoni dedicato alla neuro endoscopia.
Vi è stato inoltre uno sviluppo di applicazione in chirurgia spinale, che merita un discorso a parte.”
Quali sono le applicazioni future della neuroendoscopia?
“La neuro endoscopia seguirà lo sviluppo delle tecniche mini-invasive, che in futuro troveranno sempre maggiore applicazione. La miniaturizzazione degli approcci in chirurgia cranica avrà sempre più bisogno di strumenti di visione in profondità e di nuova strumentazione per le manovre chirurgiche. Il perfezionamento degli aspiratori ad ultrasuoni e dei sistemi di coagulazione permetterà di asportare con maggiore sicurezza molti tumori cerebrali. Un contributo importante, attualmente in via di sperimentazione, sarà l’utilizzo di sistemi robotici già applicati in altre branche chirurgiche, in quanto ciò consentirà una assoluta precisione operativa. Maggiore sicurezza deriverà inoltre dall’uso della chirurgia virtuale, oggi sempre più utilizzata per la formazione degli operatori. Sarà quindi sempre più possibile estendere l’uso della neuroendoscopia per la chirurgia delle neoplasie endocraniche.”
Fonte: SINch - 64° Congresso Nazionale
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