Le donne hanno diritto al parto indolore e, se lo richiedono, la Asl deve garantire loro la somministrazione gratuita della anestesia epidurale. Lo ha stabilito un giudice di pace di Lecce che ha condannato la Asl salentina a rimborsare ad una giovane mamma la spesa di circa 800 euro sostenuta per essere sottoposta al trattamento, oltre agli interessi e alle spese processuali.
La vicenda ha come protagonista Nicoletta D'Agata, figlia del presidente dello 'Sportello dei diritti', Giovanni D'Agata, che ha dato notizia della sentenza del giudice di pace di Lecce Luigi Piro, depositata il 31 ottobre scorso. La donna il 6 novembre 2011 aveva partorito nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce, chiedendo di sottoporsi al trattamento epidurale. "L'Asl di Lecce - spiega Giovanni D'Agata - aveva risposto che era necessario pagare i medici anestesisti che, sempre secondo l'ente, a quell'epoca consentivano l'effettuazione della procedura solo tramite la loro attività libero professionale intra-moenia e quindi a pagamento".
A questo punto, sottolinea D'Agata, la giovane ha deciso di diffidare la Asl a restituire l'importo versato. L'associazione 'Sportello dei diritti', spiega ancora D'Agata, ha avviato una battaglia "per la gratuità assoluta della terapia in questione che, per quanto annunciato dal precedente ministro della Salute sarebbe entrata ufficialmente nell'elenco delle nuove voci inserite nei cosiddetti Lea (livelli essenziali di assistenza) e perciò gratuita e garantita in tutti gli ospedali a partire dal 2013". Ma l'azienda sanitaria ha continuato a sostenere la correttezza del suo operato e così, la donna, assistita dall'avvocato Luca Monticchio, si è rivolta al Giudice di Pace di Lecce per vedersi restituito ciò che indebitamente era stato percepito dall'ente. Il magistrato onorario, "ripercorrendo le tempistiche e rilevando correttamente i regolamenti vigenti all'epoca del parto e della sottoposizione alla terapia antalgica - sottolinea D'Agata - ha ritenuto sussistente il diritto al rimborso di tutte le spese sostenute dalla giovane ed ha quindi condannato l'ASL alla restituzione di 801,81 euro oltre interessi e alle spese processuali".
Fonte: ansa
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