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Balduzzi: tagli non se ne faranno più, siamo al limite della sostenibilità. La mappa della crisi nella sanità pubblica

Sanità pubblica Redazione DottNet | 18/12/2012 15:02

La crisi investe la sanità pubblica come non si era mai visto finora. Lazio, Piemonte e Lombardia sono le regioni più colpite, ma anche altrove la situazione rischia di peggiorare. Il ministro della Salute Balduzzi da un lato concorda sulla gravità del momento, ma dall'altro cerca di rassicurare quanti temono il peggio.  ''Certo credo che siamo arrivati al limite della sostenibilità, personalmente non credo possibile riuscire a mantenere il servizio sanitario nazionale come noi lo conosciamo qualora fossero necessarie ulteriori riduzioni'', spiega  Balduzzi. Per il ministro, però ''dentro i numeri che abbiamo disegnato c'è la sostenibilità del Paese e dentro questa quella del Servizio sanitario nazionale''.  Un servizio pubblico che però resta in grave crisi, come dimostra lo sciopero del 27 ottobre scorso a Roma con la manifestazione delle sigle sindacali (clicca qui per vedere i video realizzati dalla redazione di Dottnet nel corso dell'evento).  

 

Per quanto riguarda i dubbi sollevati dalle Regioni, (clicca qui per scaricare il documento completo), Balduzzi ha spiegato che ''I problemi  non sono inesistenti. Ma credo che con questi numeri noi possiamo farcela. Certamente il 2013 sarà una cartina di tornasole a tutti i livelli. Se a tutti i livelli, nazionale e locale, da parte dei professionisti e dei cittadini, si starà dentro lo spirito del sistema, credo - ha concluso - che ce la faremo a tenere il sistema a un alto livello e a reggere la sfida che questi mesi chiedono al Paese''. Aziende sanitarie a rischio? ''Io credo proprio di no perché tutto il lavoro che è stato fatto nella direzione della spending review è nell'

dottnet.it/Articolo.aspx?IdArticolo=11503">invarianza dei servizi ai cittadini'', risponde Balduzzi sull’allarme lanciato dalla federazione italiana asl e Ospedali. ''Siamo tutti consapevoli - ha spiegato il ministro - che le risorse destinate alla sanità in questi anni sono diminuite ma abbiamo anche messo in campo degli strumenti idonei a riuscire ad eliminare sprechi e inefficienze. Se non ne fossi stato convinto non avrei condiviso le operazioni fatte quest'anno''. Non 'bastano' 600 milioni di finanziamento in meno a rompere il sistema sanitario, precisa Balduzzi: ''I 600 milioni di riduzione di finanziamento nel 2013 non sono tali da mettere in discussione un sistema a cui vengono assegnati 106 miliardi''.  

La protesta delle Regioni. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 6 dicembre scorso ha approvato un documento (clicca qui per scaricare il documento completo) per la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali. Nel documento si esamina lo stato dell'arte del Patto per la Salute, dei finanziamenti e del riparto dei fondi per il Ssn, anche alla luce delle diverse manovre del Governo. Attenzione poi al monitoraggio dei Lea e alle situazioni delle Regioni in disavanzo. Per le Regioni, sostanzialmente, la situazione della sanità resta molto critica. Soprattutto per l'entità delle manovre i cui effetti sono stimati in 8 miliardi in meno nelo 2013, in 11,5 in meno nel 2014 e in 11,6 in meno nel 2015, per un totale di 31,1 miliardi di tagli nel triennio.  
Questa realtà sta impedendo la sigla del Patto per la Salute e sta mettendo in serie difficoltà tutte le amministrazioni regionali che paventano "l'impossibilità a garantire tutte le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie che oggi sono erogate sul territorio nazionale". 

Piano di rientro nel Lazio e le proteste. Il Commissario per la sanità nel Lazio, Enrico Bondi, ha presentato oggi il piano di rientro del debito sanitario nella regione finalizzato al raggiungimento del pareggio di bilancio tra il 2014 e il 2015, secondo una nota di Palazzo Chigi.  Il piano "presenta buone prospettive di raggiungimento del pareggio di bilancio tra il 2014 e il 2015, a condizione che l'attuazione avvenga in modo graduale nel corso del prossimo triennio e che i Piani operativi vengano approntati sin dai primi mesi del 2013", si legge. La manovra economica di riequilibrio si basa per il 50% sull'attuazione della Spending Review e per il restante 50% sull'abbattimento dei costi per l'acquisto di beni e servizi da parte delle aziende sanitarie del Lazio e della riorganizzazione della rete dell'offerta assistenziale, precisa la nota. Il piano tiene conto degli standard ministeriali che "riducono al massimo a 3 per mille abitanti il numero di posti letto per acuti, una concentrazione delle medie ed alte specialità e un'aggregazione efficiente dei punti di offerta al fine di rafforzare le eccellenze".  Si consolida inoltre la dotazione dei posti letto ordinari nei presidi con pronto soccorso, incrementando complessivamente i posti letto di terapia intensiva, di osservazione breve e di medicina d'urgenza.  L'obiettivo è decongestionare progressivamente l'area dell'emergenza e garantire un trasferimento tempestivo dei pazienti dal Pronto Soccorso al posto letto in reparto, come richiede la migliore prassi assistenziale.  Il Piano prevede infine il consolidamento ed il potenziamento della rete assistenziale periferica.  Prevista poi la riattivazione nel 2013 di circa 2.500 posti destinati a non autosufficienti, anziani e malati terminali e altri 3.500 entro il 2015. Previsto anche "il rafforzamento dell'assistenza domiciliare con l'obiettivo di raggiungere entro il 2015 il soddisfacimento dell'intero fabbisogno regionale". Intanto si preannuncia una settimana di fuoco, ben lontana dal festoso clima natalizio, quella che vedrà protagonisti i dipendenti di numerose strutture sanitarie del Lazio in procinto di tagli o, addirittura, chiusure. E il caso del San Filippo Neri, i cui medici hanno incontrato il presidente dell'Ordine professionale di Roma, Roberto Lala, chiedendo a gran voce che la struttura non venga smembrata.    Un appello che sembra essere stato accolto, anche se ora a preoccupare e' invece il rischio di chiusura per due reparti, ''quello di Cardiochirurgia e quello di Neurochirurgia'', come spiega il direttore sanitario Lorenzo Sommella. ''In vista anche della giornata importante di oggi, in cui il commissario Bondi presentera' il piano di riassetto - continua il dirigente -, vogliamo far conoscere quali sono le buone ragioni per non chiudere e i medici lo stanno facendo anche con una mobilitazione che ritengo civile e ordinata e che non sta facendo mancare nulla ai nostri pazienti''.   A rischio chiusura, pero', sono anche altre importanti strutture sanitarie del Lazio, compresi numerosi istituti religiosi. Monta la protesta al San Raffaele che prevede di chiudere tutti i 13 presidi nel Lazio entro fine anno. In mobilitazione anche i dipendenti del Fatabenefratelli contro i tagli retroattivi di Bondi che stanno mettendo in crisi l'ospedale.   E' ancora appesa ad un filo la situazione dell'Idi, nonostante la proposta di acquisto arrivata dalla Polverini e subito stigmatizzata dall'opposizione. Nei prossimi giorni potrebbe arrivare il ritiro di numerose attrezzature già pignorate, mettendo ancora più in difficoltà medici e precari della struttura. Inevitabile, imperversa anche la polemica politica, con il segretario romano del Pd, Marco Miccoli, che ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti per bloccare i presunti maxi-appalti varati dalla Polverini, nonostante le dimissioni. ''Oggi scopriamo che ha affidato gare e appalti per la ristorazione e il trasporto nella sanita' addirittura per 266 milioni di euro - afferma Miccoli -, appalti che, per legge, sarebbero dovuti essere gestiti dalla futura giunta''. Critiche al commissario per la sanita' nel Lazio arrivano poi dal capogruppo Sel alla Pisana, Luigi Nieri, secondo cui ''la gestione commissariale di Enrico Bondi non solo sta mettendo a rischio i livelli minimi di assistenza, ma potrebbe compromettere irreparabilmente anche alcuni servizi del welfare regionale''.

 

La crisi del Piemonte. Una voragine da 6,4 miliardi. A tanto ammonta il buco nelle casse piemontesi secondo la Corte dei conti. E la cifra sembra anche sottostimata: il debito complessivo potrebbe infatti sfiorare 10 miliardi di euro.   Un rosso difficile da risanare con la spending review. E così la giunta guidata da Roberto Cota ha pensato a un’altra soluzione: impegnare il patrimonio immobiliare regionale.  E per farlo si è rivolta a un ex manager Fiat. La pianificazione è stata infatti affidata a Ferruccio Luppi, ex dirigente di Casa Agnelli. Per lui niente deleghe, ma una consulenza di 100 mila euro per portare a termine il lavoro.

OSPEDALI AI PRIVATI. La cura è stata individuata nella creazione di due fondi immobiliari, attraverso i quali la Regione intende valorizzare il patrimonio e risanare parte del debito: asticella fissata a 400 milioni per il primo anno. Nello specifico, si tratta di creare due fondi.   Il primo riguarderebbe il patrimonio immobiliare del Piemonte, nel quale rientra lo stesso palazzo della Regione in costruzione. Agli investitori privati andrebbe il 66%, mentre il 33% rimarrebbe a gestione pubblica.  Nel secondo, invece, entrerebbero i beni immobili della rete sanitaria. Si tratterebbe quindi di cedere parte del patrimonio di Asl e reti ospedaliere a investitori privati: in questo caso il 33%. In poche parole, gli ospedali saranno usati per fare cassa. La medicina per curare le casse malate, dunque, ha il sapore di un'operazione finanziaria. I fondi immobiliari verrebbero affidati a una società esterna di gestione del risparmio (Sgr) che ha il compito di massimizzare il valore delle proprietà attraverso speculazioni finanziarie, suddividendo l’eventuale reddito tra gli investitori, Regione compresa.  C’è di più: la società potrà anticipare alla Regione la cifra investita per la partecipazione. Si tratterebbe di una sorta di prestito. In sostanza, il Piemonte si indebita per coprire i debiti.

Le difficoltà della Lombardia. Anche nella sanità lombarda si prospettano a breve licenziamenti, tagli al salario, riduzione dei servizi socio sanitari ai cittadini in termini quali–quantitativi. La richiesta avanzata dalla Organizzazioni Sindacali di attivare immediatamente un tavolo unico permanete regionale per la sanità pubblica e privata per monitorare e affrontare le situazioni di crisi a vario titolo è stata accolta e condivisa dall’assessore, che si è impegnato a convocare le parti  entro la prima decade di dicembre.   I provvedimenti messi in atto dal Governo Monti negli ultimi mesi e quelli annunciati (decreto Balduzzi) prospettano un nuovo anno di pesanti sacrifici per i lavoratori e i cittadini. Infatti i tagli previsti per il 2013 sono complessivamente pari a 300 milioni di euro.   Per effetto dei tagli conseguenti alla “spending review” (144 mln di euro nel 2012), infine, molte strutture pubbliche e private hanno già raggiunto in queste settimane i tetti di spesa, con conseguente blocco delle prestazioni. A Milano e Varese Multimedica non accetta prenotazioni in convenzione con il Ssn e le sposta al prossimo anno; il Monzino opera con attività fuori budget. A Bergamo l’Istituto Palazzolo chiuderà le sale operatorie dal 7 dicembre al 7 gennaio e metterà in “ferie forzate“ i lavoratori, annullando gli interventi programmati. A Mantova l’Azienda Ospedaliera Poma non accetta prenotazioni per le cure fisiche riabilitative.

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