La dipendenza da oppiacei è trattata mediante terapia sostitutiva con metadone o buprenorfina. Una metanalisi condotta da studiosi italiani appena pubblicata sul British Medical Journal ha considerato che i tossicodipendenti che assumono il metadone vedono più che dimezzarsi il rischio di contagio da parte del virus HIV.
Dallo studio è emersa una riduzione del 54% del rischio di contagio rispetto ai numeri osservati nei soggetti che non assumono metadone. I risultati sono importanti perché sottolineano non solo l’importanza di intervenire in tutti i tossicodipendenti ma di rendere legale l’utilizzo di metadone nei Paesi che hanno in tal senso forti restrizioni. I ricercatori spiegano che la prevalenza stimata dell’HIV in questa popolazione è superiore al 40% e che dei 16 milioni di tossicodipendenti da droghe iniettabili, circa 3 milioni potrebbero essere sieropositivi.
L'analisi ha mostrato una forte evidenza di un vantaggio significativo della terapia con metadone nella riduzione dell’incidenza dell’infezione (rate ratio 0,46, con un intervallo di confidenza al 95% da 0,32 a 0,67; P < 0,001).
Tutti gli studi sono di tipo osservazionale e soggetti a bias sia di selezione e sia di abbandono ed esclusione. Quindi, osservano gli autori, non è possibile valutare quanto questi studi siano rappresentativi di tutta la popolazione di tossicodipendenti. Nonostante tali limitazioni, i risultati forniscono una forte evidenza quantitativa di un'associazione tra la terapia sostitutiva degli oppiacei e la riduzione del rischio di trasmissione dell'HIV. Resta da stabilire se questi risultati valgano anche per la terapia con buprenorfina.
Bibliografia: G.J. MacArthur, et al. Opiate substitution treatment and HIV transmission in people who inject drugs: systematic review and meta-analysis. BMJ 2012; 345: e5945
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