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Cure primarie, il Governo recepisce le indicazioni delle Regioni. Intramoenia: i medici comunicheranno verbalmente i propri impegni. Responsabilità professionale, assicurazione per le strutture

Sanità pubblica Redazione DottNet | 09/10/2012 14:52

“Il Governo a proposito di cure primarie ha recepito le richieste delle Regioni”. L’indiscrezione arriva dal coordinatore degli assessori alla sanità Luca Coletto dopo l’incontro col ministro Balduzzi: “Siamo soddisfatti sulla riscrittura dell'articolo 1 sulle cure primarie perché sono state recepite le nostre richieste''. Anche sul capitolo nomine, ha detto Coletto ''quasi ci siamo. La partita è ancora aperta in commissione ma è possibile trovare la 'quadra' ''.

 

 

 

Così le cure primarie. Tocca alle Regioni definire ''l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria, promuovendo l'integrazione con il sociale e i servizi ospedalieri''. E' una delle principali modifiche all'articolo uno sulle cure primarie, cosi' come riscritto dai relatori con un emendamento che potrebbe essere esaminato gia' nel pomeriggio dalla commissione Affari Sociali. La parola in sostanza, cosi' come richiesto dalle stesse autonomie, passa alle Regioni, anche se nei limiti dei principi dettati dal decreto. In piu', nella riformulazione dell'articolo, si prevede che entro 180 giorni si dovranno adeguare le convenzioni di medici di medicina generale, pediatri e specialisti solo per gli aspetti organizzativi e normativi e sempre nel limite ''dei livelli remunerativi'' fissati dagli accordi (e che sono bloccati dalle manovre fino al 2015). Trascorsi i 6 mesi, se non si concludera' la trattativa per il rinnovo della convenzione, sara' un decreto della Salute, di concerto con l'Economia, ad attuare ''in via provvisoria'' la nuova disciplina. Nel testo si prevede che la nuova organizzazione delle cure primarie passi per l'aggregazione in studi monoprofessionali o multiprofessionali ''che erogano prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l'integrazione dei professionisti delle cure primarie e del sociale'' tenuto conto pero' ''della peculiarita' delle aree territoriali quali aree metropolitane, aree a popolazione sparsa e isole minori''. E dovra' funzionare tutti i giorni della settimana per tutto l'arco della giornata anche grazia a una rete di poliambulatori territoriali dotati di strumentazioni di base e in collegamento telematico con le strutture ospedaliere. I medici saranno obbligati ad aderire al nuovo assetto organizzativo e al sistema informativo nazionale, compresi gli aspetti relativi al sistema della tessera sanitaria, e dovranno partecipare anche all'implementazione della ricetta elettronica. Rimane la previsione del ruolo unico per i medici di medicina generale. Si prevede anche la possibilita' per le aziende sanitarie di ''stipulare accordi per l'erogazione di specifiche attivita' assitenziali'' nei riguardi dei malati cronici. Resta infine la previsione della possibilita' di mobilita' del personale da parte delle Regioni.

Nomine direttori generali e primari. Sull'articolo 4 del decreto sanita', quello sulle nomine di direttori generali e primari, ''ci sono ancora luci ed ombre''., precisa Coletto, che  ha incontrato il ministro Balduzzi insieme ad altri colleghi sul decreto. ''Aspettiamo di vedere il testo definitivo e di valutarlo in commissione con gli altri assessori regionali e in ogni caso la valutazione complessiva spettera' al presidente Errani, coordinatore della COnferenza delle Regioni''.
 'emendamento presentato dai relatori al testo, che sara' votato oggi, prevede, per quanto riguarda la scelta dei direttori generali delle aziende e degli enti del servizio sanitario (Ssn), che questi siano nominati dalle Regioni, attingendo da un elenco di idonei, selezionati da una commissione costituita ''secondo modalita' e criteri individuati dalla Regione'', composta in prevalenza da esperti di istituzioni scientifiche indipendenti. Gli elenchi di idonei saranno aggiornati ogni due anni e potranno accedere alle cariche anche gli over 65, ''purche' cessino dall'incarico all'eta' di 70 anni''. Per quanto riguarda la nomina dei primari la commissione che dovra' effettuare la selezione si arricchisce ''anche del direttore sanitario'', spiega Livia Turco, ''dell'azienda interessata'' che si aggiunge a tre direttori di strttura complessa della medesima disciplina dell'incarico da conferire. La commissione elegge un presidente il cui voto prevale in caso di parita' nella deliberazione. Il direttore generale poi scegliera' in una terna formata sulla base dei migliori punteggi attribuiti e qualora scelga ''uno dei due candidati che non hanno conseguito il migliore punteggio deve motivare analiticamente la scelta''.

Intramoenia. Su un’altra annosa questione, la libera professione nel pubblico ovvero l’Intramoenia, interviene Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici criticando l’emendamento: “La tracciabilità sulla libera professione negli studi privati, dopo le modifiche all'articolo 2 del DL Sanità approvate in Commissione Affari Sociali alla Camera, si potrà attuare con una infrastruttura di rete per il collegamento in dati ma anche 'in voce': prenotazioni, impegni orari, pazienti visitati, prescrizioni ed estremi dei pagamenti potranno essere comunicati anche solo verbalmente”. Cozza aggiunge anche che  ''Siamo stati sempre contrari agli studi privati dei medici pubblici anche in condizioni di supposta tracciabilità. Che il tutto - afferma Cozza in una nota - si risolva con la 'tracciabilità' di una telefonata ci sembra paradossale''. ''Un buon risultato - rileva il leader sindacale - è stato invece raggiunto con gli emendamenti sulla responsabilità professionale, con l'obbligo della copertura assicurativa per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private, e non più solo per i medici, e con la possibilità di disdetta della polizza da parte delle assicurazioni solo dopo sentenza definitiva''. Adesso, conclude, ''ci aspettiamo che nelle nomine siano introdotte norme che tutelino il merito professionale rispetto alle scelte arbitrarie della cattiva politica partitica e che per il territorio consentano di realizzare davvero un'assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7''.

Balduzzi: niente tagli al Ssn. La sanita' ha gia' dato e ora bisogna applicare al meglio quello che gia' c'e'. Resta ferma la posizione del ministro della Salute, Renato Balduzzi, davanti alle ipotesi di una nuova sforbiciata alle risorse del servizio sanitario nazionale che starebbe per essere servita nel menu' della legge di stabilita'. Posizione stavolta ''in sintonia'' con quella delle Regioni che paventano, con nuovi tagli, il rischio che l'intero sistema salti. Balduzzi da mesi non fa che ripetere che non ci saranno altri tagli dopo la consistente cura dimagrante imposta alla sanita' pubblica con la spending review, quasi 5 miliardi in tre anni medicina amara che ancora le Regioni devono digerire, tanto che manca ancora all'appello l'approvazione del riparto delle risorse per il 2012 (e non si parla piu', al momento, di Patto per la Salute). E anche oggi, davanti ad anticipazioni di stampa che parlano di un nuovo intervento da 1,5 miliardi, il ministro non cambia idea e, anzi, fa capire che altri, non lui (il supercommissario Bondi? L'Economia?), stanno pensando a questa via per recuperare risorse: ''Qualcuno forse ci stara' lavorando, io no'' e' la risposta secca del ministro. Refrain che ripete anche davanti ai rappresentanti delle Regioni, incontrati alla Camera, cui garantisce che ''si battera' per evitarli'', come riferisce l'assessore alla sanita' del Veneto Luca Coletto. Il servizio sanitario, e' il ragionamento che Balduzzi ripete anche ai deputati, impegnati nell'esame del decreto sanita', ha gia' subito interventi ''incisivi e significativi'' con la spending review, senza contare le manovre precedenti. Interventi che prevedono gia' un taglio consistente della spesa per l'acquisto di beni e servizi, lo stesso capitolo su cui sarebbe puntato il faro anche della legge di stabilita'. Interventi, commenta Assobiomedica, la federazione che raggruppa le imprese produttrici di apparecchiature mediche e diagnostiche, che ''invece di colpire le inefficienze e gli sprechi azzerano l'universalita' del servizio pubblico, con la riduzione al 4% del tetto di spesa per l'acquisto di dispositivi medici e con il taglio unilaterale e vessatorio del 10%'' dei contratti in essere''. Piu' o meno lo stesso giudizio dato dalle Regioni: ''Non siamo preoccupati, siamo preoccupatissimi - spiega l'assessore alla sanita' dell'Emilia Romagna Carlo Lusenti - perche' aggiungendo a tutti i tagli gia' fatti altri tagli la sanita' non sopravvive, sempre piu' Regioni andranno in piano di rientro e chi gia' c'e' sara' spinto sempre piu' nel baratro''. La parola finale oggi spettera' al Consiglio dei ministri, per il quale si annuncia una riunione fiume (gia' slittata di un'ora perche' il governo incontrera' prima enti locali e parti sociali) nella quale, fanno notare fonti ministeriali, ci sara' modo di approfondire e di discutere tutti i nodi. Sanita' compresa.

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