Tutti gli importi: la manovra di bilancio per il 2019 ha rivisto al ribasso le fasce di perequazione delle pensioni erogate dall’Inps per il prossimo triennio
Il Codacons organizza un nuovo ricorso collettivo da presentare dinanzi la Corte Europea dei Diritti dell' Uomo (Cedu) dopo che la nuova legge di Bilancio per il 2019 ha nuovamente bloccato la rivalutazione monetaria delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps (anche l'Enpam ha per il momento fermato le rivalutazioni). In questo modo, infatti, è stato ridotto ancora una volta e per un altro triennio il potere d' acquisto delle pensioni di gran parte dei pensionati italiani: pensioni già fortemente penalizzate dagli interventi normativi di questi ultimi 10 anni. Scopo dell' azione Codacons -si legga in una nota- è quello di ottenere l' indicazione delle misure da adottare per porre rimedio al nuovo blocco della rivalutazione monetaria delle pensioni o, in alternativa, un equo risarcimento per il danno subito ai pensionati italiani.
Ma vediamo che cosa succede: giova ricordare che non ci sono effetti negativi per gli assegni collocati al di sotto di 1.522 euro lordi mensili (cioè sino a tre volte il minimo inps) in quanto anche la nuova normativa garantisce la piena indicizzazione della pensione all’inflazione. Chi ci rimetterà qualcosa sono i pensionati della classe media ed elevata che godono di assegni superiori. Queste pensioni senza la legge di bilancio avrebbero rivisto l’adeguamento nelle misure stabilite dalla legge 388/2000 pari al 90% dell’inflazione per gli assegni sino a 5 volte il minimo (cioè sino a 2.537,1€) e del 75% per la cifra superiore con il ritorno alle fasce progressive (più favorevoli).
Il nuovo meccanismo inserito nella legge 145/2018 (legge di bilancio 2019) contiene gli aumenti in misura compresa tra il 97% ed il 40% a seconda della classe dell’assegno applicando la rivalutazione direttamente sulla fascia complessiva del reddito pensionistico. Nello specifico le pensioni tra 3 e 4 volte il minimo vengono rivalutate al 97% dell’inflazione; tra 4 e 5 volte al 77%, tra 5 e 6 volte al 52%; tra 6 ed 8 volte al 47%; tra 8 e 9 volte al 45% e quelle superiori a 9 volte al 40%.
La tabella
La tabella sottostante, redatta da Pensionioggi.it, mostra, quindi, nelle ultime tre colonne il confronto tra le due normative con riferimento al 2019 utilizzando il tasso di inflazione dell’1,1% già comunicato dall’Istat. Come si vede l’effetto è molto contenuto per gli assegni tra tre e quattro volte il minimo e sale progressivamente per quelli superiori.
Così una pensione di 2.800 euro lordi si fermerà nel 2019 al valore di 2.816 euro invece di 2.828 euro, quasi 13 euro al mese in meno in termini di mancata crescita; un assegno di 4.500 euro arriverà a 4.522 euro invece che a 4.543 euro, una differenza di oltre 20 euro al mese ed un assegno di 10mila euro lordi perderà quasi 45 euro al mese in termini di mancata rivalutazione (senza considerare l’effetto del nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni superiori a 100mila euro annui).
L' Associazione ha ritenuto dunque di non chiudere la lunga battaglia intrapresa ormai quattro anni fa al fianco di migliaia di pensionati, e difenderà i diritti della categoria più tartassata d' Italia nella cornice della Corte di Strasburgo. I margini per avviare l' azione, d' altra parte, ad avviso del Codacons, sussistono: rispetto alla decisione di luglio, infatti, sono subentrati elementi nuovi. Su tutti la scelta del legislatore di procrastinare per un altro triennio il blocco della perequazione automatica delle pensioni; scelta che sembra non rispondere a quei criteri di ''ragionevolezza e proporzionalità'' che la Cedu aveva posto come requisito fondamentale di ammissibilità in tema di trattamenti previdenziali o assistenziali adottati dagli Stati membri.
Oltre 114 miliardi di Patrimonio, quasi 13 miliardi di entrate contributive, mezzo milione di prestazioni erogate, 212 milioni di euro messi in campo per il welfare integrato
Con l’obbligo di utilizzare il sistema pubblico PagoPA, è consentito solo il versamento in unica soluzione, con scadenza aprile. La dilazione in quattro rate è stata affiancata dal pagamento in otto rate ma entrambe soltanto in caso di domiciliazion
"Il reimpiego del lavoratore in un momento successivo alla liquidazione di un trattamento pensionistico non determina il venir meno dello status di “vecchio iscritto” originariamente acquisito"
Oliveti: "Questi numeri rendono merito al lavoro fatto per mantenere in sicurezza le pensioni di medici e odontoiatri"
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
Commenti